Allarme obesità infantile, Pediatri (FIMP): “Ripartire dai bambini”
Sono quasi un milione in Italia i bambini e i ragazzi che soffrono di obesità infantile con un impatto sul Sistema Sanitario Nazionale che si stima sia pari a 4,5 miliardi di euro all’anno. Con 1 bambino obeso o sovrappeso su 3, infatti, la Penisola è ancora seconda per la diffusione dell’obesità infantile tra i maschi (21%) e quarta per l’incidenza tra le bambine (14%). Più nello specifico, più del 21% dei soggetti in età infantile è sovrappeso e oltre il 9% obeso (Dati Helpcode- Istituto Gaslini Genova).
A livello globale, si contano circa 51 milioni di bambini gravemente denutriti, a fronte di 124 milioni di bimbi e adolescenti obesi, quota che 40 anni fa era pari a 11 milioni.
“Le statistiche sull’obesità infantile ci presentano una situazione preoccupante, in Italia come nel resto del mondo. Non ci sono, tuttavia, attualmente dati su larga scala per la popolazione infantile italiana 0-14 anni. I pediatri di famiglia sono depositari di un enorme data-base che raccoglie le misurazioni antropometriche di centinaia di migliaia di bambini rilevate in occasione dei bilanci di salute”.
È questo il commento del dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) che interviene sul nuovo allarme obesità. “La FIMP”, prosegue Biasci, “è disponibile a collaborare con il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità per realizzare finalmente in Italia una grande e permanente rilevazione della prevalenza del sovrappeso e dell’obesità infantile”.
“Va decisamente rivista la strategia di approccio al problema dell’obesità infantile”, prosegue il dott. Mattia Doria, Segretario Nazionale FIMP alle attività scientifiche ed etiche. “Lo sappiamo bene, l’intervento nel bambino già obeso non porta facilmente a risultati buoni e duraturi. L’impegno nostro è quello di sviluppare nuove strategie di intervento preventivo a partire dal rinforzo dell’allattamento materno, supportando le mamme nella decisione di proseguirlo più a lungo possibile, e dall’introduzione dell’alimentazione complementare con quantità e modalità che permettano la precoce acquisizione dell’autocontrollo della sazietà”.
Purtroppo, però, prosegue Doria, “le famiglie vivono in un contesto sociale che non facilita un sufficiente accudimento del bambino per il precoce reinserimento lavorativo delle neo-mamme e che contrasta il mantenimento di buone pratiche alimentari e corretti stili di vita anche a causa di messaggi pubblicitari distorti sia in TV che nel Web. Come pediatri di famiglia siamo attenti all’alimentazione di tutto il contesto familiare perché un bambino mangia bene solo in una famiglia che mangia bene e per ottenere questo è nostra intenzione sviluppare nuovi percorsi formativi “tarati” sulla nostra specificità professionale”.
“L’obiettivo che la FIMP vuole realizzare nell’immediato è quello di trasferire le raccomandazioni delle Linee Guida sull’obesità, che rischiano di rimanere teoriche e poco centrate su efficaci strategie di tipo preventivo, in raccomandazioni di buone pratiche clinico-assistenziali necessarie per monitorare nel modo corretto il bambino nella sua traiettoria di crescita, grazie all’attività di osservazione longitudinale che il pediatra di famiglia può realizzare dalla nascita all’adolescenza”, conclude Biasci.