A giugno calano le vendite al dettaglio. E a diminuire sono le vendite dei beni alimentari. I dati dell’Istat stimano che a giugno 2018 le vendite al dettaglio diminuiscano dello 0,2% in valore e dello 0,3% in volume rispetto al mese precedente. La flessione complessiva è dovuta al calo delle vendite dei beni alimentari (rispettivamente -0,9% in valore e -1,0% in volume), mentre sono in lieve crescita le vendite di beni non alimentari (+0,3% in valore e +0,2% in volume). L’indice rimane invece positivo su base annua.

Nel confronto annuale, infatti, le vendite al dettaglio mostrano un aumento dell’1,5% in valore e dello 0,5% in volume. Le vendite di beni alimentari crescono dell’1,9% in valore e diminuiscono dello 0,4% in volume; le vendite di beni non alimentari, invece, registrano un aumento di pari intensità sia in valore sia in volume (+1,2%). Particolare l’andamento delle vendite dei beni non alimentari: ad aumentare di più su base annua sono categorie eterogenee quali Altri prodotti (gioiellerie, orologerie) a +5,1%, Elettrodomestici, radio, tv e registratori a +3,9% e Prodotti di profumeria, cura della persona a +2,9%. Tra i gruppi in flessione, i cali più intensi si registrano per Cartoleria, libri, giornali e riviste (-2,0%) e Prodotti farmaceutici (-1,6%).

Sempre a livello tendenziale, prosegue l’Istat, il valore delle vendite al dettaglio registra una variazione positiva del 2,1% per la grande distribuzione, mentre le imprese operanti su piccole superfici registrano un calo dello 0,4%. I discount sono la componente più vivace del comparto, con un aumento del 4,9% su base annua, e confermano nei primi sei mesi dell’anno una dinamica già avviata nel 2017. Il commercio elettronico aumenta del 14,5%.

Sono dati che preoccupano le associazioni dei consumatori, specialmente per il calo di vendite dei generi alimentari e per la crisi dei piccoli negozi. Secondo il Codacons le famiglie tagliano  la spesa alimentare a causa del rialzo dei prezzi e del caro benzina.  “Gli stessi dati Istat ci dicono che a giugno i prezzi dei beni alimentari hanno subito un fortissimo aumento pari al +2,4% su base annua; a tale incremento dei listini le famiglie hanno reagito riducendo gli acquisti nel comparto alimentare, con una riduzione sul mese precedente del -0,9% in valore e -1,0% in volume – dice il presidente Carlo Rienzi – E che i rincari dei listini abbiano influito sugli acquisti delle famiglie lo dimostrano anche i dati su base annua, con le vendite che pur diminuendo dello 0,4% in volume crescono dell’1,9% in valore. E’ evidente che il fenomeno del caro-benzina sta avendo ripercussioni sulle vendite al dettaglio, determinando rincari dei prezzi a cascata cui le famiglie reagiscono riducendo gli acquisti”.

Per l’Unione Nazionale Consumatori si passa “di male in peggio”. Sostiene il presidente Massimiliano Dona: “I consumi scendono su base mensile ed il rialzo su base annua è troppo lieve e, soprattutto, è più che altro dovuto all’aumento dei prezzi, come dimostra il calo delle vendite alimentari, che in volume si abbassano dello 0,4 per cento, mentre incorporando l’inflazione si alzano dell’1,9%”.

“Se si confrontano i dati di oggi con quelli pre-crisi del giugno 2007, le vendite totali sono inferiori del 4% – prosegue Dona – Solo la grande distribuzione ha recuperato quanto perso durante la recessione, registrando un incremento del 6,6%: +10% per gli alimentari, -0,4% per i non alimentari. I piccoli negozi, invece, sono ancora ben lontani dall’aver compensato le perdite subite in questi anni difficili. Rispetto ad 11 anni fa, le vendite complessive sono ancora inferiori dell’13,5%, mentre quelle alimentari segnano addirittura un crollo del 20,9%, ossia hanno lasciato sul campo oltre un quinto delle vendite”.


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