Ania, rc auto giù. Consumatori: prezzi ancora troppo alti e differenze con Europa
Consumatori poco convinti dei dati diffusi oggi dall’Ania sulla diminuzione dei prezzi dell’rc auto. Gli assicuratori parlano di una flessione del 2,5% nell’ultimo anno e del 27% in cinque anni e di una riduzione della differenza col resto d’Europa, scesa da 213 a 78 euro. Per il Codacons le tariffe rc auto “hanno ripreso a crescere nel 2018”. Per l’Unione Nazionale Consumatori il divario con l’Europa si attesta ancora a 117 euro.
“In base agli ultimi dati Istat disponibili, a maggio i prezzi dell’rc auto hanno subito in Italia una crescita del +1,38% su base annua, segno che le tariffe tornano purtroppo a salire dopo il calo registrato negli ultimi anni – afferma il Codacons – Una situazione allarmante perché i costi delle polizze nel nostro paese sono ancora sensibilmente più elevati rispetto alla media Ue. Permane poi il problema dei neopatentati, verso i quali le compagnie di assicurazioni applicano tariffe proibitive”. L’associazione cita il record di Prato, dove “un neopatentato a fine 2017 pagava mediamente 1.111 euro per assicurare la propria autovettura. Ma tariffe proibitive per tale categoria di assicurati si registrano lungo tutta la penisola, a dimostrazione che i prezzi dell’rc auto rappresentano ancora un problema in Italia”.
La flessione dei prezzi ancora non basta per l’UNC. “Al di là del fatto che secondo quanto sostenuto pochi giorni fa dal presidente dell’Ivass durante la presentazione della Relazione annuale nel quinquennio 2013-17 il premio medio, al netto delle componenti fiscali e parafiscali, è sceso di quasi un quarto, ossia meno del 25% e non del 27% come sostiene oggi l’Ania, il punto è che, pur essendoci stata una riduzione del prezzo dell’rc auto, permane un intollerabile divario con l’Europa – sostiene Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – A fine 2016 il premio medio della r.c. auto in Italia, al netto delle tasse, risulta più alto di 117 euro rispetto alla media dei principali quattro paesi europei, ossia Francia, Spagna, Germania, Regno Unito. Una disparità inaccettabile che andrebbe ridotta al più presto”.