Continuano a diminuire i donatori di sangue in Italia. Mai così pochi in dieci anni. Lo scorso anno sono stati in tutto poco più di un milione 680 mila, in calo di 8 mila rispetto al 2016, di cui 304 mila nuovi. Il calo continua dal 2012, quando si era raggiunto il “picco” di quasi 1 milione 740 mila donatori registrati. I numeri vengono dal Centro Nazionale Sangue e sono stati presentati insieme a una campagna di sensibilizzazione realizzata con il Civis, Coordinamento delle Associazioni di volontari del dono del sangue, il vista del World Blood Donor Day, che l’Organizzazione mondiale della Sanità celebra il 14 giugno.

Domani sarà messo online una pagina web, sul sito del Centro Nazionale Sangue, con video di testimonianza raccolti sia fra i pazienti che fra i donatori, iniziative e contributi di personaggi dello spettacolo e dello sport. La campagna riprende quella dell’Oms sul tema “Be there for someone else” e sarà diretta in particolare alla sensibilizzazione dei giovani sul tema della donazione.

Chi dona? La fascia d’età in cui i donatori sono più numerosi è quella dai 46 ai 55 anni (29%) e quella dai 36 ai 45 anni (26%) mentre sono meno i donatori giovani: solo il 13% ha fra 18 e 25 anni. Il 31% dei donatori è donna. Nel 2017 sono state effettuate oltre tre milioni di donazioni (3.006.726 per la precisione), trentamila in meno rispetto all’anno precedente. Attraverso le donazioni in aferesi è stato possibile invece raccogliere quasi 830mila chili di plasma, indispensabile per la produzione di una serie di farmaci salvavita, con un aumento dell’1,8% rispetto al 2016. Grazie al sistema sangue italiano, che si basa totalmente sulla donazione volontaria e non remunerata, sono state effettuate oltre 637mila trasfusioni, per interventi chirurgici o terapie di malattie come la talassemia.

“Per quanto riguarda il sangue – dice il Direttore del CNS Giancarlo Maria Liumbruno – l’Italia è autosufficiente, grazie alla compensazione tra Regioni. Viviamo in una situazione di sostanziale equilibrio, ma in alcune regioni periodicamente è necessario ricorrere al sistema della compensazione. E’ importante che tutte le Regioni cerchino di contribuire il più possibile al sistema di compensazione nazionale e che garantiscano una organizzazione della rete regionale di medicina trasfusionale tale da mantenere costanti i livelli di raccolta di plasma e sangue anche durante i primi mesi dell’anno o quelli estivi e conseguire gli obiettivi di raccolta del plasma e del sangue contenuti nel programma nazionale di autosufficienza, che dalle Regioni è stato condiviso. Anche sulla raccolta del plasma, per cui non siamo autosufficienti, occorre uno sforzo organizzativo delle istituzioni regionali per garantire questa risorsa strategica. Lo sforzo organizzativo dovrebbe avere anche il fine di reperire le risorse necessarie ad ampliare gli orari e i giorni di apertura delle strutture trasfusionali, in modo da favorire con la massima flessibilità l’accesso dei donatori di plasma e sangue”.


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