Ad aprile vanno giù le vendite al dettaglio. Segno meno per il commercio, con un tonfo dei beni alimentari (sui quali pesa l’effetto Pasqua: le vendite si sono concentrate a marzo) e un calo generalizzato su base annua per tutti i settori. I dati dell’Istat dicono che, ad aprile 2018, le vendite al dettaglio diminuiscono dello 0,7% in valore e dello 0,9% in volume rispetto a marzo. Questa flessione dipende soprattutto dal calo delle vendite di beni alimentari, in flessione dell’1,9% in valore e del 2,4% in volume, mentre quelle di beni non alimentari sono in lieve aumento (+0,2% in valore e +0,1% in volume).

Su base annua le vendite al dettaglio diminuiscono del 4,6% in valore e del 5,4% in volume. Dopo la marcata crescita tendenziale di marzo, le vendite di beni alimentari diminuiscono del 7,3% in valore e dell’8,7% in volume; anche le vendite di beni non alimentari registrano un calo (-2,3% in valore e -2,4% in volume) confermando la continua flessione registrata da inizio anno. Fra i non alimentari, diminuiscono tutti ad eccezione di elettrodomestici, radio e tv (che rimangono stabili). Le flessioni principali su base annua riguardano Cartoleria, libri, giornali e riviste (-6,2%), Giochi, giocattoli, articoli sportivi e campeggio (-4,7%) e Generi casalinghi durevoli e non durevoli (-4,4%) ma si segnala anche il calo di Prodotti di profumeria e cura della persona (-3,1%) e Prodotti farmaceutici (-2,5%). Il commercio elettronico aumenta invece del 16,2%.

Le vendite calano sia per la grande distribuzione  (-6,1%) sia per le imprese operanti su piccole superfici (-3,9%) anche se è nella Gdo che la flessione si fa maggiore, proprio per l’effetto dei consumi di Pasqua spostati al mese precedente. Spiega l’Istat: “Il calo tendenziale delle vendite al dettaglio registrato ad aprile risente in misura rilevante della diversa collocazione delle vendite di prodotti alimentari legate alla Pasqua; tali vendite, infatti, quest’anno si sono concentrate a marzo, mentre lo scorso anno hanno avuto luogo ad aprile. Questo ha influenzato negativamente soprattutto la dinamica della grande distribuzione (-6,1% in termini tendenziali),  nella quale si concentra una larga parte della commercializzazione di beni alimentari. Al suo interno gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare sono i più colpiti, con gli ipermercati (-9,1%) e i supermercati (-8,3%) che registrano i cali maggiori”.

I dati sul commercio sono accolti da Federconsumatori come “l’inizio di una catastrofe annunciata”, L’associazione sottolinea soprattutto il calo di vendite dei beni alimentari e il fatto che la spesa delle famiglie cresca più velocemente del reddito (più 6,4% a fronte di una crescita del reddito medio del 4,4%). Inevitabile per l’associazione pensare alla flat tax annunciata dal Governo (“In questo contesto la flat tax non farà altro che alimentare una crescita disuguale, senza produrre i benefici sperati per la maggior parte delle famiglie”) e chiedere di bloccare l’aumento dell’Iva. “È evidente che, se veramente si vuole invertire tale tendenza e rimettere in moto la domanda interna è necessario avviare misure che incidano direttamente sul potere di acquisto delle famiglie, attraverso investimenti per il rilancio dell’occupazione e mediante l’immediata ed urgente sterilizzazione dell’aumento dell’Iva”, afferma Emilio Viafora, presidente Federconsumatori. Secondo l’associazione l’aumento dell’Iva comporterebbe un aggravio medio di 795 euro a famiglia, fra i quali 272 euro legati al rincaro Iva per gli alimentari.

Ma non è solo effetto Pasqua, commenta il Codacons, perché le vendite calano in tutti i settori. “Addirittura diminuiscono le vendite per i generi casalinghi (-4,4%) e per beni essenziali come i farmaci (-2,5%), a dimostrazione che il commercio in Italia sta vivendo una crisi nerissima”, dice il presidente dell’associazione Carlo Rienzi. “L’introduzione della flat tax rischia di aggravare la situazione, perché porterà benefici alle famiglie più ricche che non hanno certo problemi sul fronte dei consumi – prosegue Rienzi – Se non si riuscirà inoltre ad evitare l’aumento dell’Iva e delle accise, le vendite cadranno in picchiata libera per effetto degli incrementi dei prezzi al dettaglio. A fronte degli ultimi dati Istat rivolgiamo quindi un appello al nuovo Governo affinché studi misure in grado di aumentare i consumi delle famiglie e incrementare realmente il potere d’acquisto dei cittadini”.


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