Le macellazioni rituali senza stordimento possono avvenire solo in un macello riconosciuto. Quest’obbligo non viola la libertà di religione perché vuole solo organizzare e regolamentare la macellazione rituale tenendo conto delle principali norme sulla salute dei consumatori e sul benessere degli animali. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione europea, chiamata a pronunciarsi sui limiti e gli obblighi della macellazione rituale in Europa.

Il caso di partenza viene dal Belgio e riguarda la macellazione halal (lecita per i musulmani) fatta durante la festa del sacrificio. Durante questo evento, celebrato ogni anno per tre giorni, molti musulmani considerano dovere religioso macellare un animale la cui carne viene consumata in famiglia e distribuita fra i poveri, i vicini e i familiari più lontani. Questa macellazione deve avvenire senza previo stordimento degli animali e tenendo conto delle prescrizioni del rito islamico. Durante la festa del sacrificio, per rispondere all’aumento della domanda di carne halal, ogni anno venivano autorizzati dal Ministero competente dei locali temporaneamente adibiti alla macellazione, che si affiancavano durante la festa ai macelli riconosciuti per le macellazioni rituali. Nel 2014 però – e da qui parte la questione –  il Ministro della Regione Fiandre competente per il benessere degli animali ha annunciato che non avrebbe più rilasciato autorizzazioni a locali temporaneamente adibiti alla macellazione, perché queste sarebbero contrario al regolamento sulla protezione degli animali durante l’abbattimento (CE n. 1099/2009). Dal 2015 quindi tutte le macellazioni rituali senza stordimento, comprese quelle fatte durante la festa del sacrificio, devono aver luogo solo nei macelli riconosciuti. Nel 2016 diverse associazioni musulmane e organizzazioni di coordinamento di moschee hanno citato in giudizio le Fiandre lamentando la violazione della libertà di religione da parte del regolamento. E la giustizia del Belgio si è rivolta alla Corte Ue.

La Corte di Giustizia oggi ha precisato prima di tutto che la macellazione rituale rientra nella nozione di “rito religioso”. E ha esaminato il regolamento chiamato in causa, ricordando che nell’Unione europea, quale principio generale, gli animali vengono abbattuti esclusivamente previo stordimento; come deroga è autorizzata la prassi della macellazione rituale a condizione che abbia luogo in un macello riconosciuto dalle autorità nazionali competenti e che rispetti i requisiti tecnici relativi alla costruzione, alla configurazione e alle attrezzature (tali requisiti sono previsti in un altro regolamento). Questa deroga, precisa la Corte di giustizia, “non vieta in alcun modo la prassi della macellazione rituale nell’Unione, ma, al contrario, dà concreta attuazione all’impegno positivo del legislatore dell’Unione di consentire la prassi della macellazione di animali senza previo stordimento, al fine di garantire l’effettivo rispetto della libertà di religione, segnatamente dei praticanti musulmani, durante la festa del sacrificio.”.

La Corte conclude dunque che “l’obbligo di effettuare la macellazione rituale in un macello riconosciuto intende esclusivamente organizzare e regolamentare, da un punto di vista tecnico, il libero esercizio della macellazione senza previo stordimento a fini religiosi. Una regolamentazione tecnica del genere non è, di per sé, atta a comportare una limitazione del diritto alla libertà di religione dei musulmani praticanti”. La macellazione rituale, prosegue la Corte, è infatti assoggettata al rispetto degli stessi requisiti tecnici che si applicano, in linea di principio, a ogni macellazione di animali all’interno dell’Unione, indipendentemente dal metodo seguito.

Il legislatore ha inoltre conciliato il rispetto di metodi di macellazioni prescritti dai riti religiosi con le norme relative alla protezione del benessere degli animali durante l’abbattimento e con quelle sulla salute dei consumatori. Per quanto riguarda poi il fatto contingente, legato alla capacità di macellazione nella specifica regione del Belgio durante la festa del sacrificio, questo non intacca la validità del regolamento europeo. “Un problema specifico di capacità di macellazione nel territorio di una regione di uno Stato membro, connesso all’aumento della domanda di macellazioni rituali nell’arco di pochi giorni in occasione della festa del sacrificio, è la conseguenza di un concorso di circostanze interne che non possono inficiare la validità del regolamento”, spiega la Corte, rilevando che l’esame condotto “non ha rivelato alcun elemento atto ad inficiare la validità del regolamento alla luce della libertà di religione garantita dalla Carta”.


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