“A Pasqua non scendo”: ovvero, il dilemma del Terrone Fuori Sede
“No mamma, quest’anno non scendo a Pasqua. Sono troppo pochi i giorni, non ne vale la pena di fare tutti quei chilometri”. Se, come chi vi scrive, appartenete alla folta schiera dei cosiddetti TFS (Terroni Fuori Sede), a una frase di questo tipo detta al telefono più o meno due mesi prima del weekend pasquale (perché il “biglietto per scendere” bisogna farlo in anticipo “se no lì rimani”), come minimo sarebbe seguita una pausa di silenzio ci circa due minuti e mezzo.
La continuazione della conversazione sarebbe stata probabilmente inframmezzata da vari “Ma sei sicura? Guarda che poi te ne penti”, oppure “Figlia mia, lavori troppo. Sei “sciupata”, ti devi ricaricare”, seguiti da sospiri, lamenti e tutto il campionario possibile e immaginabile, utile a farti sentire tremendamente in colpa.
Ovviamente, non ci sarà mai un Terrone Fuori Sede sano di mente che osa dire sul serio una cosa del genere, al massimo ci scherza su (già con il biglietto in mano) per vedere la reazione dei parenti “di giù”.
E allora eccoci, popolo di emigrati o espatriati, che dal mercoledì Santo, cominciamo ad affollare come orde barbariche stazioni, porti e aeroporti, pronti ad affrontare viaggi che a volte si rivelano al limite della speranza, solo per rivedere qualche giorno casa, il mare, gli amici di sempre.
Noi TFS siamo il popolo di “Natale con i tuoi e Pasqua…pure”. No, non siamo campanilisti e neanche mammoni, semplicemente sentiamo un richiamo che, come la voce di una sirena, ci porta a tornare alla base.
In effetti, restare in città avrebbe anche i suoi vantaggi. Oltre alle tante ore di viaggio risparmiate e i prezzi dei biglietti alle stelle, infatti, ne beneficeremmo in termini di linea in vista dell’estate, evitando di mangiare come se non ci fosse un domani (ma il domani c’è, e la panza pure), la città, di solito caotica e ingolfata, sarebbe più vivibile e si potrebbe approfittare per fare una bella gita fuori porta senza morire nel traffico.
Buoni motivi, certo, ma a fare da contro altare ce ne sono altri con i quali è difficile competere. Staccare la spina qualche giorno, in totale relax, per esempio, trascorrere almeno un pomeriggio al mare, dormire nel letto di casa (che non so perché è sempre più comodo anche del miglior materasso memory form); farsi qualche bel pranzetto (ma anche cenetta o semplicemente una merenda); e infine, oltre alla sorpresa dell’uovo di Pasqua (che anche a 30 anni non può mancare) c’è da considerare la possibilità di arrotondare il mese con la “bustina” della nonna.
E allora, sapete cosa vi dico? Io corro ad infilare le ultime cose in valigia e parto! Bella la città, non lo nego, ma proprio non resisto a restare durante le feste.
Elena Leoparco @ELeoparco
(Credits to @IlTfs per l’ispirazione)