Editoriale. L’educazione alimentare ridotta a un bollino
Uno legge lo slogan “La vita in blu” e se ha un bel po’ di anni pensa all’immortale canzone “Volare” con cui Domenico Modugno vinse il Festival di Sanremo giusto 60 anni fa, spiccando il volo verso il successo mondiale. Ma non si tratta di andare “Nel blu dipinto di blu”, né del sogno di “stare felice lassù”. Molto più prosaicamente è una campagna di presunta “educazione alimentare” lanciata dalla catena francese di supermercati Auchan, che propone ai consumatori un paniere di prodotti contraddistinti da un cuoricino blu.
Come informa più dettagliatamente la notizia di Help Consumatori, è l’ennesimo tentativo di convincere i clienti a comprare certi prodotti, invece di altri, esaltando qualità nutritive che li rendono particolarmente consigliabili, anzi necessari.
Tre anni fa l’etichetta semaforo, poi altri tentativi di “forzare” in qualche modo la Commissione per la definizione dei profili nutrizionali e dei claim salutisti, adesso questa iniziativa francese.
La sicurezza alimentare rischia di essere semplificata fin troppo con bollini più o meno colorati, mentre invece dovrebbe essere frutto di politiche serie di informazione e formazione, in ambito scolastico, sui mass media, nella stessa pubblicità dei prodotti.
Commissione europea e Ministero della salute non hanno nulla da dire?
Qualche mese fa è stato strombazzato con grande battage pubblicitario l’obbligo di indicare sui prodotti alimentari preimballati l’indicazione della sede dello stabilimento di produzione ovvero, qualora diverso, di confezionamento. Questo in una logica di “garanzia della corretta e completa informazione al consumatore e della rintracciabilità dell’alimento da parte degli organi di controllo, nonché per la tutela della salute” dell’alimento”, come previsto dal D.lgs. n. 145 del 15 settembre 2017. Bene, utile per il consumatore. Ma forse tutto sommato meno importante di altre informazioni.
E’ venuto il momento di un confronto aperto e a tutto campo tra autorità sanitarie, produttori e catene commerciali, consumatori sul modo di fare informazione e pubblicità ai prodotti alimentari. Magari con l’aiuto di esperti della comunicazione che possono aiutare e capire quali sono gli effetti mediatici sui cittadini consumatori di una campagna, di uno slogan, di un bollino.
Non è il caso di uno stop a questa campagne che addirittura propongono genericamente prodotti “che fanno bene” contro altri “che fanno male”, senza spiegare criteri di scelta, dosi positive o nocive dal punto di vista nutrizionale, senza tener conto dell’età di chi consuma il prodotto o dell’accostamento ad altri prodotti?
Un anno fa l’EFSA ha aggiornato i documenti orientativi predisposti per coloro che presentano richieste di approvazione di indicazioni sulla salute (health claims) da apporre sui prodotti alimentari. Questo perché ci sono fin troppi prodotti che decantano effetti più o meno sicuri sugli indicatori del benessere o dei rischi per la salute. E ha parlato di “criteri chiari per comprovare la fondatezza scientifica delle indicazioni sulla salute”.
Nel caso della campagna di Auchan, o dell’etichetta semaforo, questi criteri non vengono esplicitati, la scelta è discrezionale dell’azienda, che si fa scudo di un “comitato di esperti”.
Ma non dovrebbe essere qualche organismo pubblico e indipendente a “certificare” la fondatezza di scelte così importanti per la vita delle persone? Ma soprattutto, non c’è il rischio di “piegare” alle logiche commerciali e di una concorrenza sleale un valore così importante come la sicurezza alimentare, in una fase storica in cui ad esempio l’obesità è diventata una piaga sociale? E non è preferibile che ci siano programmi intensi di educazione alimentare nelle scuole e nelle famiglie, invece di bollini che banalmente semplificano?
Ecco perché ritengo che questa campagna sia molto pericolosa, sia per gli effetti di ingannevolezza nei confronti dei consumatori, a danno dei prodotti della dieta mediterranea indiscutibilmente più “salutari”, sia per il rischio di distorsione della concorrenza.
Per questi motivi e per questi dubbi ho deciso, in qualità di rappresentante dei consumatori italiani in Europa e in particolare nel Comitato economico e sociale europeo (CESE), di segnalare all’Autorità per la tutela del mercato (l’Antitrust) questa campagna, presentando inoltre un esposto alla Commissione europea e chiedendo un intervento chiarificatore ed eventualmente sanzionatorio.
di Antonio Longo
Notizia pubblicata il 14/12/2017 ore 16.00