35 mila firme raccolte fra gli attivisti per l’abolizione del superticket sulle ricette. Questa l’iniziativa realizzata ieri da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, in audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato sul ddl Bilancio. L’associazione ha consegnato al presidente del Senato le firme raccolte per chiedere l’abolizione di questo balzello, introdotto nel 2011 e modulato in modo diverso da Regione a Regione.

Il superticket prevede il pagamento di 10 euro su ogni ricetta per le prestazioni di specialistica e diagnostica. È stato adottato in modo diverso dalle Regioni. Come ricorda Adnkronos, il superticket non si paga in Sardegna, Valle d’Aosta, nella provincia di Trento e Bolzano e in Basilicata. Viene invece applicato il superticket di 10 euro per ogni ricetta medica che abbia un valore superiore ai 10 euro nel Lazio, nel Friuli Venezia Giulia, in Liguria, Marche, Molise, Abruzzo, Puglia, Sicilia e Calabria. In Campania, Piemonte e Lombardia il superticket viene applicato in maniera progressiva all’aumentare del valore della ricetta mentre viene modulato in base al reddito in Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Toscana.

Cittadinanzattiva chiede di abolirlo in quanto “tassa ingiusta” e denuncia il progressivo spostamento dei cittadini verso la sanità privata.  “Abbiamo ufficialmente chiesto al Senato di sancire nella Legge di Bilancio 2018 l’abrogazione del superticket sulla ricetta, consegnando al Presidente Grasso le 35 mila firme raccolte dai nostri attivisti in pochissimi mesi, ai quali va tutto il nostro ringraziamento – ha detto il coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva Tonino Aceti – Il superticket è una vera e propria tassa sulla salute che pesa sui redditi familiari, un ostacolo per i cittadini nell’accesso alle prestazioni sanitarie appropriate, un fattore che contribuisce al fenomeno della rinuncia alle cure, oltre ad essere una misura che incide negativamente sulle casse del SSN. Una tassa ingiusta, così è vissuta dai 35mila cittadini che hanno firmato la nostra petizione e da moltissimi altri.”

Da più parti è stato segnalato lo spostamento dei cittadini verso la sanità privata. La stessa Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), ricorda Cittadinanzattiva, ha certificato una diminuzione percentuale del 9,4% delle entrate generali da ticket nel periodo 2012-2015 sottolineando che “si registra la riduzione dovuta alla convenienza di ricorrere alla prestazione in forma privata rispetto alla erogazione pubblica specie per le prestazioni a bassa tariffa”.

La petizione per l’abrogazione del superticket è stata sostenuta da organizzazioni sindacali dei medici, dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, dalla Federazione nazionale Ipasvi e, dice Cittadinanzattiva, ci sono “molteplici gli schieramenti politici che hanno espresso pubblicamente il loro sostegno alla nostra richiesta tra questi citiamo PD, MDP, M5S, CI”. “Ora quello chiediamo è coerenza tra quanto pubblicamente detto dai vari schieramenti politici e ciò che gli stessi schieramenti faranno in pratica nell’iter di approvazione della Legge di Bilancio. In altre parole passare dalle dichiarazioni ai fatti: abrogare ora il superticket”, dice Aceti.

L’associazione parla poi della legge di Bilancio come di “una legge che non parla di sanità” dalla quale si avrà 11,5 MLD di riduzione delle risorse a disposizione della sanità pubblica. “Sottolineiamo che il Fondo Sanitario Nazionale, se questa Legge di Bilancio non interverrà specificatamente riportando l’asticella del finanziamento al livello giusto, si attesterà a 113,1 MLD. Circa 1 miliardo in meno rispetto a quanto previsto per il 2018 dalla precedente Legge di Bilancio e 2 miliardi in meno rispetto a quanto previsto dall’intesa Stato Regioni sui nuovi LEA”, dice Cittadinanzattiva, per la quale si mette a rischio l’attuazione effettiva e uniforme dei nuovi Lea, nonché il rinnovo necessario dei contratti del personale sanitario pubblico e convenzionato.

“E’ semplice prevedere che aumenteranno le difficoltà di accesso alle prestazioni e la rinuncia alle cure e le liste di attesa, oltre che l’aumento della spesa sanitaria privata – denuncia l’associazione – Stando alle nostre segnalazioni già oggi 1 cittadino su 3 denuncia la difficoltà ad accedere al SSN. Il rapporto Istat 2017 segnala come la spesa privata è passata dai 34,887MLD del 2015 ai 37,318 MLD del 2016. E’ ancora l’Istat a segnalare come il fenomeno della rinuncia alle cure per motivi di costi sia passato dal 4% del 2008 alle 6,5% del 2015”.


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