Obiettivo Sostenibilità. Buona occupazione: per l’Italia situazione statica
La crisi è alle spalle ma buona occupazione e crescita economica scontano delle lacune che in Italia riguardano soprattutto il divario territoriale Nord-Sud e uno sviluppo che continua a penalizzare i giovani, con alte percentuali di ragazzi che non studiano e non lavorano. Situazione statica in Italia per l’ottavo obiettivo dello sviluppo sostenibile – “Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti”- secondo l’analisi fatta dall’Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile.
“Riprendono gli investimenti anche se nel 2016 il loro valore rispetto al 2008 era del 25% in meno. Il tasso di occupazione è lievemente salito e molte sono le misure in campo, dal Piano nazionale industria 4.0 all’Incentivo occupazione giovani”, dice l’Alleanza, che analizza il quadro nel Rapporto 2017 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Crescono i divari territoriali tra il Nord e il Sud del Paese, con un Pil pro-capite del Mezzogiorno che nel 2015 era il 47% di quello registrato nel Nord-ovest, con un incremento del 2,2% tra il 2007 e il 2015. Allo stesso tempo nel 2016 il Pil ha ricominciato ad aumentare e la stima dei Fondo monetario internazionale ha rialzato le stime dallo 0,9% del 2016 all’1,3% per il 2017. Una tendenza simile riguarda il Pil pro-capite che ha ripreso a salire (+1,2%) in linea con la media Ue dell’1,5%, mentre sul piano degli investimenti si riscontra un impulso significativo, dopo la drastica caduta durante gli anni della recessione, ancora lontano però dai livelli pre-crisi, tanto che alla fine del 2016 il valore degli investimenti era del 25% inferiore rispetto al 2008.
Il tasso di occupazione registrato nel 2016 si è attestato al 57,2%, con un lieve incremento (+0,9%) sull’anno precedente, ma restando su valori ancora inferiori a quelli pre-crisi, anche grazie all’andamento positivo dell’occupazione femminile. La ripresa dell’occupazione riguarda però soprattutto gli over 50 anni. I più penalizzati, a causa delle crescita economica limitati, sono infatti i giovani e nonostante una riduzione, per il terzo anno consecutivo, del numero delle persone inattive, l’Italia mostra un numero di Neet, ovvero giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano, ancora pari a 2,2 milioni. Diverse comunque le misure messe in campo dall’Italia. Fra queste si può citare quanto previsto nella legge di bilancio 2017, che ha istituito una no tax area, esentando gli studenti meno abbienti iscritti all’università dal pagamento del contributo annuale alla copertura dei servizi didattici, scientifici e amministrativi degli atenei.
Notizia pubblicata l’11/10/2017 ore 10.46