“Le immagini diffuse e il racconto che emerge dalle video-inchieste di due associazioni animaliste, Animal Equality ed Essere Animali, non sono assolutamente rappresentativi di quanto accade negli allevamenti avicoli italiani”, dichiara Aldo Muraro, Presidente Unaitalia, associazione di riferimento del settore avicolo italiano. L’associazione del settore avicolo sottolinea che si tratta di immagini probabilmente rubate, riferite ad un numero non ben chiaro di allevamenti.

Le immagini documentano comportamenti e procedure che non sono assolutamente prassi comune negli allevamenti italiani, come invece le due video inchieste lasciano intendere.

Le nostre aziende sono pronte ad intervenire su eventuali comportamenti scorretti documentati da parte di allevatori della filiera che non seguono le rigide norme e le buone pratiche di settore, ma non è corretto far vedere dei casi isolati per far intendere che rappresentino le condizioni di vita della maggioranza dei polli che finiscono ogni anno sulle tavole degli italiani”.

In Italia ci sono 18.500 allevamenti avicoli che impiegano migliaia di persone, circa 38.500 tra addetti, allevatori, veterinari, operatori della trasformazione. Si tratta di un settore che da tempo ha responsabilmente migliorato il benessere degli animali, la qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari, la sostenibilità dei processi produttivi.

È falso, nonché lesivo della professionalità di migliaia di allevatori italiani che svolgono con serietà il proprio lavoro, affermare che le immagini mostrate rappresentino le condizioni di vita dei polli italiani”, continua Muraro.

Il settore avicolo ha avviato già da tempo un percorso volto a migliorare gli standard di allevamento. Per questo motivo molte delle richieste contenute nella petizione lanciata da Animal Equality come la costante assistenza veterinaria, l’ammodernamento delle strutture, la presenza di rigidi controlli e sistemi di macellazione che tutelano il benessere dell’animale, sono già da molto tempo una realtà del settore avicolo italiano.

Un esempio nella direzione del continuo miglioramento delle buone pratiche di allevamento sono gli impegni presi dal settore per la riduzione dell’uso dei farmaci in allevamento. Nel 2013 è stato attivato, su base volontaria, un piano nazionale per la razionalizzazione dell’uso degli antibiotici nel settore avicolo. Si tratta del più importante intervento organico di riduzione e razionalizzazione dell’uso del farmaco in ambito zootecnico in Italia, un piano molto ambizioso, fatto proprio dallo stesso Ministero della Salute ed emanato nel luglio 2015. In soli cinque anni il settore avicolo italiano ha dimezzato l’uso dei farmaci negli allevamenti.

Spesso si cita l’uso di antibiotici negli allevamenti avicoli come una delle cause del fenomeno dell’antibiotico resistenza. Ma l’impiego del farmaco in zootecnia è solo uno degli aspetti del problema e in la filiera avicola italiana ha un ruolo meno rilevante di quanto il dibattito pubblico sembra far intendere (meno di un quarto del totale degli antibiotici venduti nel settore zootecnico sono attribuibili alla filiera avicola) ed anzi è una delle filiere più virtuose, quella in cui più si sta già facendo e dove è possibile già verificare i primi risultati positivi, in termini di riduzione del ricorso ai farmaci.


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