Corte dei Conti Ue: Europa deve adattarsi ai cambiamenti del clima
L’Unione europea deve tagliare le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici. Che ci saranno, eccome: alla fine del secolo il clima dell’Europa sarà diverso da quello attuale. Anche se gli sforzi di riduzione delle emissioni avranno successo bisognerà adattarsi ai cambiamenti climatici. E la strada è ancora in salita, almeno secondo quanto emerge da un’analisi pubblicata nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti europea sull’azione della Ue in materia di energia e cambiamenti climatici.
L’analisi presenta un quadro d’insieme degli interventi dell’Ue, sintetizza i principali audit finora svolti dalla Corte dei conti europea e dalle istituzioni superiori di controllo nazionali dell’Ue e individua le principali sfide. Energia e cambiamenti climatici, questo il punto di partenza, sono strettamente legati, perché la produzione di energia da combustibili fossili e l’uso di energia da parte dei trasporti, dell’industria, dei nuclei familiari e dell’agricoltura sono responsabili complessivamente del 79% delle emissioni di gas a effetto serra nell’Ue.
“L’Ue deve tagliare le emissioni di gas a effetto serra ed anche adattarsi ai cambiamenti climatici – ha dichiarato Phil Wynn Owen, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione – Le proiezioni attuali indicano la necessità di realizzare ulteriori progressi nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per conseguire gli obiettivi stabiliti per il 2030 e il 2050. Per l’Ue e gli Stati membri sarà anche una grande sfida anticipare e pianificare correttamente l’adattamento, in modo da ridurre la necessità di reagire agli eventi, adottando azioni tardive che comporterebbero maggiori costi”.
Nel settore energetico, la Corte trova che, nonostante i progressi in alcune aree europee, il mercato interno dell’energia – che vuole permettere il libero flusso di gas ed elettricità con un approvvigionamento energetico sicuro, sostenibile e a prezzi accessibili – non sia stato ancora realizzato. Sul versante del clima, le azioni della Ue si concentrano sulla riduzione delle emissioni a effetto serra. I target previsti parlano di una riduzione che deve arrivare al 20% entro il 2020 e al 40% entro il 2030, mentre entro il 2050, l’Ue intende ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell’80%-95% rispetto al 1990. C’è però ancora molto da fare. Dice infatti la Corte: “I target e gli obiettivi dell’Ue per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 e il 2050 non verranno raggiunti se non vi sarà un maggiore e significativo impegno in tal senso e tutti i settori economici dovranno contribuire. Per raggiungere i target per il 2030, nel prossimo decennio occorrerà aumentare del 50% gli sforzi annualmente compiuti per ridurre le emissioni. Il cambiamento più significativo, tuttavia, sarà richiesto dopo il 2030, quando il tasso di riduzione delle emissioni dovrà superare i livelli storici di tre o quattro volte per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2050. La strategia di adattamento dell’Ue del 2013 incoraggia gli Stati membri ad agire, ma non rende obbligatori gli interventi”.
Ci sono ancora ostacoli agli investimenti nel settore delle energie rinnovabili e ci sono problemi nel rapporto costi/efficacia degli interventi sull’efficienza energetica. Il passaggio a trasporti a basse emissioni di carbonio non procede a sufficienza. Ci sono problemi su prevenzione, protezione e risposta alle alluvioni. Questi sono solo alcuni dei problemi riscontrati dagli audit consultati dalla Corte dei Conti Ue. L’analisi individua alfine sette sfide fondamentali: governance dell’energia e dei cambiamenti climatici, elaborazione e attuazione delle politiche sulla base di dati concreti, transizione energetica, efficace utilizzo di ricerca e innovazione, pianificazione e gestione dell’adattamento, finanziamento, coinvolgimento dei cittadini dell’UE.
Notizia pubblicata il 22/09/2017 ore 17.45