Andamento lento per i pagamenti elettronici in Italia. I dati sono incoraggianti ma ci sono ampi margini di miglioramento. Gli italiani continuano ad avere un gran passione per il contante, anche se aumenta l’uso dei pagamenti elettronici, che segna un più 8,7% rispetto al 2016. Ci si sta spostando, lentamente, verso l’uso combinato di carte e contanti. Sintesi? “Il cammino verso una cashless society in Italia mostra segnali incoraggianti ma, allo stesso tempo, sembra essere molto lento”.

Il panorama che emerge dall’Osservatorio sulle carte di credito realizzato da Assofin, CRIF e GfK e presentato ieri a Milano è in effetti a luci e ombre. Il 2016 conferma la progressiva crescita del maggior utilizzo degli strumenti di pagamento cashless in Italia, dando continuità al trend che aveva caratterizzato anche gli scorsi anni. Infatti, il numero dei pagamenti effettuati con strumenti diversi dal contante a livello nazionale è cresciuto del +8.7%. Allo stesso tempo, i volumi complessivi sono stabili e aumentano solo dello 0,7%. Diminuisce l’importo medio transato annuo, pari a 1.505 euro, rispetto ai 1.625 euro del 2015, proseguendo così il trend negativo iniziato nel 2011. Spiega l’indagine: “Se da un lato questi indicatori mostrano una costante seppur lenta crescita del comparto, dall’altro permane un certo ritardo rispetto al contesto internazionale in termini di diffusione degli strumenti di pagamento elettronici, visto che rispetto ai paesi europei il rapporto tra il valore delle transazioni effettuate con carte di pagamento e il Pil vede il nostro Paese ancora nelle ultime posizioni e ben al di sotto della media europea (13.6%). Infatti tale rapporto per l’Italia risulta pari al 9.6%, seppur in crescita rispetto alle precedenti rilevazioni.Questo lascia presuppore ampi margini di sviluppo già nell’immediato futuro, con la direttiva PSD2 destinata ad avere un impatto rilevante”.

Più nel dettaglio, i dati dicono che nel 2016 il numero di carte di credito attive in Italia, dopo la crescita dell’anno precedente, ha subito una flessione del 2,2%. Nonostante ciò, dal punto di vista del numero di transazioni effettuate si rileva un’accelerazione del percorso di crescita evidenziato negli ultimi anni, con un aumento del +9.8% nel 2016. Il valore medio delle transazioni effettuate con carta di credito è risultato in lieve calo, passando dagli 83 euro del 2015 agli 80 euro dell’ultimo anno osservato, continuando il percorso di progressiva diminuzione. “Questa continua riduzione – spiegano i ricercatori – evidenzia come in Italia l’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici si stia progressivamente diffondendo anche per acquisti di valore più contenuto, grazie anche a una maggiore familiarità degli italiani con lo strumento e alla crescente fornitura di supporti che permettono il pagamento con moneta elettronica”.

Il numero di carte di debito in circolazione aumenta invece del 6,6% rispetto al 2015: sono molto usate, di fatto rappresentano le principali concorrenti delle carte di credito, e vedono aumentare sia gli importi complessivi che il numero di operazione fatte. Il 2016 conferma poi la tendenza all’aumento nell’uso delle carte prepagate, anche se rallenta la crescita sul numero di carte in circolazione, probabilmente per la maggiore maturità del prodotto. Il numero di carte prepagate nel 2016 è cresciuto del +3.7% rispetto al +12.8% del 2015.

A fine 2016 le carte opzione/rateali in circolazione erano pari a 9.5 milioni, il 2.1% in più rispetto al 2015. Il dato comprende sia le carte opzione, che permettono al titolare di scegliere tra la modalità di rimborso a saldo e quella rateale, sia le carte rateali “pure”, che prevedono esclusivamente la rateizzazione. Nel corso del primo semestre 2017 le carte opzione/rateali hanno fatto registrare una crescita sia del numero di operazioni (+9.2%), sia dei volumi transati (+6.2%), confermandosi come uno dei prodotti di traino del mercato del credito al consumo.

Il mercato potenziale, rappresentato da chi non possiede carta di credito, risulta stabile rispetto allo scorso anno, e al suo interno sono presenti già altri strumenti di pagamento come la carta di debito. Spiegano dall’Osservatorio: “I risultati dell’analisi confermano da un lato la perdurante passione degli italiani per il contante e, dall’altro, una lenta progressione verso un uso combinato di carte-contante. Su questo aspetto i nuovi dati ribadiscono i segnali positivi, indicando come la maggiore diffusione delle carte di pagamento elettroniche e delle carte di debito presso i non titolari di carta di credito si accompagni anche ad una ulteriore riduzione dell’uso del contante nei pagamenti. In conclusione, il cammino verso una cashless society in Italia mostra segnali incoraggianti ma, allo stesso tempo, sembra essere molto lento”.

Di fronte a questi dati, il Movimento Difesa del Cittadino chiede trasparenza contro il rischio del sovraindebitamento. “L’aumento dell’8,7% rispetto al 2016 conferma che gli italiani cominciano a scoprire ed apprezzare sempre di più la comodità dei pagamenti elettronici”, commenta il presidente dell’associazione Francesco Luongo. Sempre più utenti scoprono l’utilità degli strumenti digitali e del mobile payments, anche grazie alla trasformazione degli smartphone in portafogli elettronici con le applicazioni di Apple, Google e Samsung. “Grazie al recepimento in Italia della direttiva PSD2 ed al fintech l’ecosistema dei pagamenti digitali è un universo in espansione – dice Luongo  – All’uso delle carte si affianca l’intermediazione di  terzi come Paypal che sta per lanciare delle carte in plastica. Inoltre sempre più aziende tendono a fidelizzare i propri clienti con proprie “criptovalute” che stanno soppiantando i vecchi buoni sconto. Oltre alla necessità di informare sempre di più i consumatori sull’uso e le cautele dei digital payments con campagne mirate, guardiamo con attenzione al fenomeno della sempre maggiore diffusione delle carte a opzione che permettono la restituzione rateale del costo degli acquisti tra cui le famigerate revolving che hanno raggiunto i 9,5 milioni di tessere”. L’associazione “avverte il rischio del sovraindebitamento causato da un uso poco consapevole e dalla scarsa trasparenza nelle offerte degli intermediari”.


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