Screening oncologici, Cittadinanzattiva: #nonaspettare, adesione va aumentata
“La prevenzione è la prima forma di cura per noi stessi”. Eppure, anche quando si ha la possibilità di fare screening gratuiti, non sempre la risposta dei cittadini è positiva: meno della metà delle persone invitate esegue gli esami gratuiti del programma nazionale di screening per il cancro alla mammella, al colon retto e alla cervice uterina. A questo si aggiunge il fatto che l’invito non arriva in modo uniforme a tutti quelli che ne avrebbero diritto. Cittadinanzattiva ha dunque deciso di supportare i programmi di screening oncologici con la campagna informativa digitale #nonaspettare.
“La prevenzione è uno strumento per ridurre le disuguaglianze legate a condizioni sociali, economiche e culturali, in tutte le condizioni patologiche, a maggior ragione se parliamo di tumori – sottolinea l’associazione – Il tasso di sopravvivenza al cancro, infatti, è più alto oggi tra le persone più informate, ma il dato potrebbe modificarsi se ci fosse una maggiore conoscenza dei programmi di screening organizzato, che ancora oggi scontano difformità territoriali sul livello di conoscenza e adesione delle popolazione”. Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato ha deciso di lanciare una campagna informativa digital sui principali social network, con hashtag #nonaspettare, di supporto al programma nazionale di screening per il cancro alla mammella, al colon retto e alla cervice uterina, con l’obiettivo di informare la popolazione sui rischi di queste patologie e sull’importanza della prevenzione, aumentando l’adesione agli screening. Che, come detto, non è affatto massiccia. Su tredici milioni di persone invitate nel 2015 meno della metà ha eseguito gli esami, ricorda Cittadinanzattiva, sottolineando anche che gli inviti non arrivano a tutti quelli che sono nell’età prevista dalla legge e ne avrebbero diritto. Quelli per le mammografie, ad esempio, hanno raggiunto nove donne su dieci al nord e al centro, e sei su dieci al sud; di queste hanno accettano di eseguire la mammografia il 63% al nord, il 56% al centro e il 36% al sud.
“Abbiamo scelto di impegnarci, insieme a tanti compagni di viaggio, perché è un modo concreto per contribuire alla tutela della salute, riconoscere e far conoscere il valore del Servizio Sanitario Nazionale e ridurre le differenze tra i cittadini – afferma Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva – Gli screening sono uno dei modi con cui il Servizio Sanitario Nazionale si prende cura della nostra salute e le opportunità devono essere le stesse per tutti. Invece ci sono differenze in termini di proattività dei Servizi Sanitari sul territorio nazionale, ma anche di risposta da parte dei cittadini, visto che più della metà delle persone invitate non esegue gli esami”.
Benissimo il tutto, se non fosse che contrariamente allo spirito dello scritto la realtà quotidiana ci dice che la prevenzione è un lusso di cui le cliniche private o convenzionate ne stanno approffittando a piene mani.
Basta scorrere le liste di attesa per esami specialistici,alle quali, nessuno ricorda,a suo tempo,erano stati fissati dei limiti massimi.Basti pensare che agli anziani,ogni 2 anni,veniva controllato il sangue occulto nelle feci poi:troppo anziani,non se ne fa più nulla!
Così per la mammografia,dopo una certa età le donne sono troppo vecchie perché si perda tempo con loro.
Insomma la prevenzione sta solo sulla bocca dei conferenzieri o di chi può pagarsela.
Cordiali saluti