Big Jump in Lombardia: tuffo collettivo per salvare i fiumi Olona e Ticino
I fiumi sono una componente fondamentale del ciclo dell’acqua, insieme a laghi, mare e agenti atmosferici. Il corso naturale dei fiumi è, tuttavia, sempre più influenzato dall’azione antropica che ne altera l’habitat. Infrastrutture, abusivismo edilizio, cementificazione e inquinamento delle acque sono tra i fattori che hanno compromesso la qualità dei fiumi e reso più fragile il territorio italiano. Da qui l’idea di riportare al centro dell’attenzione il tema, con un tuffo collettivo: il Big jump.
L’evento si svolge ormai da diversi anni in tutta Europa (grazie a European Rivers Network www.rivernet.org/bigjump/), per chiedere alle istituzioni maggiori regolamentazioni sullo stato di balneabilità dei corsi d’acqua, la cui situazione è ancora oggi troppo critica e instabile. L’edizione 2017 di Big jump si è svolta domenica 9 luglio, quando centinaia di migliaia di persone si sono tuffate nei fiumi di tutta Europa, Italia compresa. In Lombardia i riflettori si sono accesi sui fiumi Olona e Ticino. Secondo Legambiente, coordinatrice dell’iniziativa, “in Lombardia, un depuratore su cinque è fuori legge e nel bacino di Lambro, Seveso, Olona uno su tre”.
“Entro il 2015, secondo la Direttiva Europea sulle Acque 2000/60, tutti i corsi d’acqua avrebbero dovuto raggiungere lo stato ecologico buono” spiega Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Ma l’Italia e la Lombardia, cronicamente in infrazione, non hanno programmato per tempo gli investimenti necessari al risanamento. In Lombardia meno di un terzo dei corpi idrici raggiungerà il livello di qualità prescritto dalla Ue, tanto che la Regione ha dovuto chiedere deroghe”. Secondo i dati presentati nel Piano di tutela e uso delle acque da Regione Lombardia infatti, solo il 27% dei fiumi, il 53% dei laghi e il 17% dei corpi idrici sotterranei raggiungono attualmente l’obiettivo “buono” richiesto dalla Direttiva. Tutti gli altri sono rimandati al 2021 o al 2027.
Ma a cosa è dovuto l’inquinamento dei corsi d’acqua? In passato la situazione di criticità era dettata da attività industriali che riversavano nel fiume i loro sottoprodotti di scarto, attualmente risulta sempre più evidente il carico inquinante residuo di origine civile. Mentre la quota attribuibile agli scarichi illegali è oramai sostanzialmente irrilevante, molto significativa è la pressione derivante dalle acque trattate dai depuratori. “Risulta necessaria e urgente” dichiara Lorenzo Baio, settore acqua Legambiente Lombardia “una revisione delle autorizzazioni allo scarico, che stabilisca i limiti non più basandosi su tabelle di legge uguali per tutti, ma in funzione della capacità del recettore stesso. La capacità autodepurativa, infatti, cambia a seconda delle portate di un corso d’acqua. Inoltre rimane fondamentale un lavoro sistematico di adeguamento dei depuratori di tutto il bacino”.
di Marianna Castelluccio
