Clima, accordo di Parigi: Parlamento Ue adotta nuovi limiti CO2
L’accordo di Parigi dovrà ormai fare a meno degli Stati Uniti e, di conseguenza, i paesi che intendo tener fede a quanto stabilito dalla COP21 e dalla COP22 dovranno ridiscutere i nuovi obiettivi da raggiungere per la riduzione delle emissioni di gas serra.
Nella giornata di ieri, il Parlamento Ue ha definito i nuovi parametri per l’Europa che le consentiranno di soddisfare il target previsto: un taglio del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030.
Ogni Stato membro dovrà seguire un percorso di riduzione delle emissioni, calcolato a partire da un punto di partenza nel 2018, anziché nel 2020 come proposto dalla Commissione, al fine di evitare un aumento delle emissioni nei primi anni o un rinvio delle riduzioni. Per l’Italia, l’obiettivo è meno 33% sul 2030.
Per garantire la prevedibilità a lungo termine, i deputati hanno anche fissato un obiettivo per il 2050 per un livello di emissioni inferiore dell’80% rispetto ai livelli del 2005.
Per aiutare gli Stati membri a raggiungere i loro obiettivi, il regolamento consente loro di “prendere in prestito” fino al 10% dell’indennità dell’anno successivo, riducendo così quella dell’anno in corso.
“Un segnale cristallino a Donald Trump”, commenta il relatore Gerben-Jan Gerbrandy (ALDE, NL), “l’Europa agisce sui propri impegni nell’ambito dell’accordo di Parigi e sfrutta le opportunità di crescita verde, con o senza di te. Quasi tutti i gruppi politici hanno sostenuto questa legge sul clima forte ed ambiziosa”.
Il testo approvato rappresenta il mandato per i deputati per iniziare i negoziati con il Consiglio con l’obiettivo di raggiungere un accordo in prima lettura. I negoziati informali partiranno quando anche il Consiglio avrà espresso la propria posizione.
Il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani (PPE, IT) ha dichiarato: “Il cambiamento climatico è una delle sfide più urgenti che oggi affrontiamo. Affrontando questa sfida, l’Unione sta creando nuove opportunità per i nostri cittadini e per l’industria. (…) In parole semplici, la decisione dell’amministrazione statunitense è un errore. Lavorando insieme con le nazioni di tutto il mondo possiamo offrire ai nostri cittadini un pianeta più pulito e più sicuro”.