Pil, Istat: timidi segnali positivi ma si procede a rallentatore
L’indicatore anticipatore sull’andamento dell’economia italiana messo a punto dall’Istat nel mese di aprile “rimane positivo ma evidenzia una decelerazione”. Secondo quanto si legge nella nota mensile dell’Istituto di statistica, “i segnali di dinamicità provenienti dal lato dell’offerta e dal commercio estero stentano a rafforzarsi. L’occupazione è in una fase di stabilizzazione mentre i prezzi registrano un nuovo aumento”.
A febbraio, ricorda l’Istat, il settore manifatturiero ha registrato variazioni positive dell’indice di produzione e di fatturato dopo la caduta segnata a gennaio. Nella media del trimestre dicembre-febbraio la produzione industriale è aumentata dello 0,7% rispetto al trimestre precedente, trainata dall’andamento positivo dell’energia e dei beni intermedi (+2,7% e +1,3% rispettivamente). Il fatturato dell’industria, misurato a prezzi correnti, nel trimestre dicembre-febbraio è aumentato (+2,6%) con una intensità simile sui mercati nazionali ed esteri (+2,5% e +2,9%). Tutti i raggruppamenti hanno registrato variazioni positive ad eccezione dei beni di consumo (-0,2%). Nello stesso periodo si rileva una forte crescita per la componente estera degli ordinativi (+6,1%) e un aumento più contenuto di quella interna (+3,5%). Prosegue il miglioramento degli scambi con l’estero. Nel trimestre dicembre-febbraio sono aumentate sia le esportazioni (+3,7%) sia le importazioni (+5,6%) sostenute dalla vivacità dell’interscambio con i paesi extra-Ue (+4,9% le esportazioni).
“Traducendo il linguaggio ufficiale dell’Istat, vuol dire che le cose invece di migliorare stanno peggiorando. Anche gli indicatori che restano positivi, infatti, registrano un rallentamento rispetto all’inizio dell’anno”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“La nota ci dice che la crescita della spesa per consumi delle famiglie ha subito una frenata, la crescita dell’occupazione è risultata più moderata, il volume delle vendite al dettaglio ha registrato una diminuzione, l’inflazione, che riduce il potere d’acquisto delle famiglie, ha evidenziato un significativo rimbalzo e anche se il clima di fiducia dei consumatori rimane stabile, diminuisce il clima economico. Solo il fatturato e gli ordinativi dell’industria registrano variazioni positive“, prosegue Dona. “Insomma, saremo usciti tecnicamente dalla recessione, ma le cose vanno decisamente male“.
Dubbiose anche Federconsumatori e Adusbef che rilevano segnali incoraggianti, ma ancora troppo fragili e discontinui per poter costituire i presupposti di una vera e stabile ripresa.
Le famiglie, dicono le associazioni, continuano ad essere in affanno, soprattutto alla luce dell’incremento dei prezzi che avviene non per effetto di una crescita della domanda interna, bensì a causa dell’aumento delle tariffe. Ad aggravare la situazione contribuisce l’andamento occupazionale, che si mantiene su livelli elevati e che ha segnato un’allarmante crescita della disoccupazione over 50.