Regola numero uno: verità, da offrire e ricercare, sempre. “Il volontariato non è immune dai pericoli di una disinformazione dilagante”, spiega Ivan Nissoli, presidente del Centro Servizi per il Volontariato (Ciessevi) Città Metropolitana di Milano. “Possibili forme di mistificazione della realtà rappresentano fattivamente un danno alla cultura della solidarietà e anche un potenziale rischio per la sua credibilità operativa: basti pensare alle false catene di Sant’Antonio sulla donazione del sangue e ai negativi effetti che hanno sulle attività delle realtà non profit.

“Tutelare la verità del buon operare significa tutelare un settore che di credibilità vive, non dimentichiamocelo!”, chiosa Nissoli.

Il convegno La realtà da ricostruire. Narrazioni sociali e post-verità, organizzato lunedì 3 aprile a Milano (da Centro nazionale per il volontariato (Cnv), Fondazione volontariato e partecipazione (Fvp) insieme a Ciessevi) ha offerto interessanti spunti di riflessione sul tema della comunicazione sociale.

L’incontro ha fatto eco all’International fact-checking day (Giornata internazionale della verifica delle notizie) celebrata il 2 aprile, non a caso il giorno successivo al pesce d’aprile, proprio per combattere la disinformazione in tutte le sue forme. “I social stanno sminuendo il ruolo dei giornalisti, della qualità e della veridicità”, afferma Walter Quattrociocchi, coordinatore CSSlab-IMT Lucca. Occorre pertanto ribaltare i meccanismi della disinformazione praticando anzitutto una narrazione positiva, orientata all’affermazione dei valori identitari del terzo settore e del volontariato. C’è poi bisogno di un miglioramento della comunicazione per renderla più efficace, attraverso alleanze, sinergie e narrazioni che diventino anticorpi alla disinformazione. Dal confronto emerge una certezza: “Torniamo a comunicare, non a convincere qualcuno, ma ad ascoltarlo. Perché potrebbe avere anche ragione”. “La comunicazione efficace”, commenta Matteo Cidda, responsabile della direzione comunicazione banco BPM, “si fonda su strumenti antichi: onestà intellettuale, trasparenza, ascolto”.

Ma nell’era della “disinformazione” chi sono le vittime, chi i carnefici e, soprattutto, è possibile difendersi? Il Centro statistica aziendale (Csa), in collaborazione con Fvp, ha condotto ricerche e sondaggi di opinione, su un campione di 2.255 italiani, rappresentativo per classe di età e area geografica di residenza. Obiettivo: indagare la percezione diffusa su alcuni temi caldi e su alcune questioni chiave relative al volontariato. Dalle indagini è emersa una scarsa fiducia degli italiani verso le donazioni per cause di solidarietà: il 52% degli intervistati ritiene che raramente i soldi delle donazioni vengono utilizzati secondo i fini dichiarati, mai per il 15,7%. Solo il 3,1% ritiene che vengono sempre usati secondo i fini dichiarati, mentre a parere del 29,3% viene fatto spesso. Inoltre, solo per il 9,7% degli intervistati, i soldi donati per l’emergenza terremoto – su cui il Dipartimento di Protezione Civile ha reso trasparente informazione – sono stati usati correttamente, mentre il 44,2% ritiene che non lo siano stati e il 46,1% non sa rispondere.

Una crisi di fiducia”, ribadisce Mariano Galizia, direttore generale Csa, “che possiamo presumere sia dovuta anche al proliferare sui social media di false notizie che hanno un impatto negativo su certe forme di solidarietà. Solo il 7,9% degli italiani ritiene che le informazioni che circolano sui social media siano vere”.

“In linea con il tema del Festival italiano del volontariato 2017 in programma a Lucca dal 12 al 14 maggio”, sottolinea Edoardo Patriarca, presidente del Cnv, “vogliamo condividere con il mondo della solidarietà visioni e strumenti per ribaltare i meccanismi della disinformazione e migliorare la comunicazione sociale, rendendola più efficace. Un impegno per ricostruire la realtà. Siamo partiti dal collegamento più suggestivo, quello con la fase due del dopo sisma in Centro Italia, per poi estendere il concetto alla ricostruzione non solo fisica, ma estesa ai legami e alle relazioni che formano le comunità operose, i territori che resistono, le pratiche resilienti, le comunità educanti”. “Il volontariato”, aggiunge Patriarca, “è un paradigma valoriale di ricostruzione del Paese: un modo di vivere la vita sociale, di dare un senso concreto alla democrazia”.

di Marianna Castelluccio


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