Glifosato, Echa non lo classifica come cancerogeno. Greenpeace protesta
Non è dimostrato che il glifosato sia cancerogeno: questa la pronuncia che arriva oggi dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) in un parere nel quale si sostiene che questo erbicida non deve essere classificato come sostanza cancerogena. L’Agenzia ha deciso di mantenere la classificazione del glifosato come sostanza che causa gravi danni agli occhi e sostanza tossica per gli organismi acquatici con effetti duraturi, mentre ha concluso che “le prove scientifiche disponibili non soddisfano i criteri per classificare il glifosato come cancerogeno, come mutageno o tossico per la riproduzione”. Greenpeace denuncia: si ignorano le prove scientifiche.
La battaglia sul glifosato, alla base di gran parte dei pesticidi in commercio, prosegue dunque nonostante una vasta campagna della società civile ne stia chiedendo la messa al bando. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms ha classificato questo erbicida come “probabilmente cancerogeno per l’uomo”. Nel 2016 la Commissione europea ha proposto di rinnovare l’autorizzazione del glifosato per 15 anni, ma la forte protesta pubblica e il sostegno insufficiente da parte dei governi nazionali hanno costretto la Commissione Ue ad emettere solo un prolungamento di 18 mesi dell’autorizzazione, fino a dicembre 2017, in attesa della valutazione da parte dell’ECHA. E questa valutazione riapre la battaglia: la parola passerà ora di nuovo alla Commissione, mentre va avanti l’iniziativa dei cittadini europei che chiede di mettere al bando il glifosato e che ha già raggiunto mezzo milione di firme.
Denuncia Greenpeace: “L’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha deciso di respingere le evidenze scientifiche che mostrano che il controverso diserbante glifosato potrebbe causare il cancro. La valutazione dell’ECHA potrebbe ora aprire la strada al rinnovo per ulteriori 15 anni dell’autorizzazione per l’uso in Ue di questo diserbante, classificato come “probabilmente cancerogeno per l’uomo” dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC)”. Greenpeace sottolinea che “questa conclusione dell’ECHA arriva nonostante le lampanti evidenze di cancerogenicità sugli animali emerse dai test in laboratorio e il parere contrario di oltre 90 scienziati indipendenti. Inoltre, la valutazione dell’ECHA si basa anche su studi non pubblicati commissionati dagli stessi produttori di questo diserbante”. Quella che si combatte è infatti anche una battaglia sulla trasparenza dei dossier e degli studi utilizzati nelle valutazioni. E diverse organizzazioni, fra le quali la stessa Greenpeace, hanno sollevato preoccupazioni sui possibili conflitti di interesse della Commissione incaricata di valutare il glifosato.
“L’ECHA ha fatto un gran lavoro per spazzare sotto il tappeto le prove che il glifosato potrebbe causare il cancro – dichiara oggi Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia – I dati a disposizione sono più che sufficienti per vietare il glifosato in via cautelativa, ma l’ECHA ha preferito voltare lo sguardo dall’altra parte. Ora spetta quindi all’Italia rimuovere subito il glifosato dai nostri campi, a cominciare dai disciplinari agronomici di produzione integrata, dato che persone e ambiente non possono diventare topi da laboratorio dell’industria chimica”.
@sabrybergamini