Contro il telemarketing selvaggio, le principali compagnie telefoniche (ieri in audizione in Senato) si sono dette favorevoli all’allargamento del Registro delle opposizioni anche ai numeri non presenti sugli elenchi e ai cellulari, oltre che al ricorso ad una ‘black list’ delle aziende che non rispettano determinati requisiti o, in alternativa, ad una ‘white list’ di quelle virtuose. Unanimemente condivisa dagli operatori è l’idea che il telemarketing rappresenti un aspetto importante per la vendita “Per questo servono regole purché non stronchino il servizio”, ha dichiarato Telecom Italia che considera accettabile l’allargamento della possibilità di iscrizione al Registro.telefonoPer i rappresentanti di Vodafone, “va reso completo il bacinodelle utenze che si possono iscrivere al Registro. La proposta è dunque quella di avere come riferimento il database dei numeri telefonici istituito al Mise, in modo che tutti possano iscriversi al Registro.

In parte diversa la posizione di Fastweb. Partendo sempre dal favore nell’allargamento della base delle numerazioni che si possono iscrivere al Registro, l’azienda ha proposto che sia l’operatore stesso a darne comunicazione: al momento dell’attivazione di un’utenza, il cliente sceglie se avere un numero pubblico o privato.

Anche Wind-Tre è favorevole all’allargamento della platea dei numeri da inserire nel registro ma al posto della black list per i call center che non rispettano la normativa l’azienda ha proposto la creazione di una white list, cioè l’elenco delle aziende virtuose.

Viste quindi le dichiarazioni rilasciate dai principali operatori, sembrerebbe che sia stato fatto un passo avanti molto importante contro il teleselling selvaggio.

Positiva anche la reazione delle associazioni dei consumatori. Unione Nazionale Consumatori, in particolare, chiede ora un’accelerazione sull’approvazione di una legge che affronti il problema del telmarketing selvaggio sul piano normativo. “Su 115 milioni di linee telefoniche, tra fisse e mobili, possono iscriversi solo 13 milioni, l’11,3%, ossia quelle negli elenchi telefonici”, dichiara Massimiliano Dona, presidente UNC. “Per risolvere il problema bisogna fare in modo che l’iscrizione al Registro consenta la cancellazione contestuale di ogni eventuale consenso pregresso, per permettere al cittadino di riprendere il pieno controllo dei propri dati. Va anche cambiato il sistema di accesso al Registro. Attualmente gli operatori più numeri controllano, più pagano. Bisogna, invece, che gli operatori paghino una quota fissa, definita sulla base del fatturato. Infine va introdotto un meccanismo di corresponsabilità tra l’azienda che avvia la campagna e il call-center che fa le telefonate (per evitare rimpalli di responsabilità e di dover perseguire piccoli call-center con sede all’estero)”, conclude Dona.


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