HC BABY. Chi dice “Social” dice “Chat”: quando la chiacchiera diventa un bisogno
Bambini, adolescenti, gli smartphone e la Rete: il legame che unisce tutte le parti in gioco si dimostra ormai indissolubile, diventando uno dei fattori cardine del processo di sviluppo della personalità delle nuove generazioni. Sulla Rete si comunica con gli amici senza il controllo dei grandi, sulla Rete è più facile perdere le inibizioni, sulla Rete si discute e ci si scontra come se si fosse tra i banchi di scuola. Essere sempre connessi è un bisogno vero e proprio: un adolescente su quattro è sempre online, uno su cinque controlla i messaggi che arrivano sullo smartphone anche di notte. Ma non finisce qui: quattro su cinque frequentano siti pornografici; più di uno su dieci dichiara di essere stato vittima di cyberbullismo. In tutto questo, i genitori fanno la loro parte nel processo di “Always on”. I “gruppi famiglia” sono molto diffusi, così come le chat singole con i propri figli. Sono in pochi però gli adulti che sono realmente consci dei pericoli che un uso non corretto e responsabile della rete può comportare: uno su dieci non ha mai sentito parlare di cyberbullismo e ben tre genitori su quattro non conoscono il sexting, l’invio di messaggi sessualmente espliciti, di foto e video a sfondo sessuale.
Questo quadro generale, le cui tinte vanno dai toni più vivaci e audaci (quelle dei bambini e degli adolescenti che frequentano la rete), a quelle più sbiadite e acquarellate (dei genitori e degli adulti in generale) era la descrizione che Telefono Azzurro dava in occasione del Safer Internet Day del 2016. Il sondaggio realizzato in collaborazione con DoxaKids, parlava chiaramente di giovani dipendenti dalla rete, con lo smartphone in mano già a 11 anni, svegli davanti al cellulare anche di notte. E di genitori spesso inadeguati e non informati sui rischi che si corrono online.
Nel 2016, il 17% dei ragazzi confessava di non riuscire a staccarsi da smartphone e social, 1 su 4 (25%) era sempre online, quasi 1 su 2 (45%) si connetteva più volte al giorno, 1 su 5 (21%) soffriva di vamping, cioè si svegliava durante la notte per controllare i messaggi arrivati sul proprio cellulare. Quasi 4 su 5 (78%) chattava continuamente su WhatsApp. A distanza di un anno c’è da credere che la situazione non sia molto diversa: le percentuali sicuramente non saranno calate ma, al contrario, la probabilità che alcuni fenomeni possano essersi radicati e evoluti è particolarmente alta.
È indubbio infatti che i ragazzi accedono alla Rete molto presto, ben prima del tempo “consentito”: uno su due (48%) dichiara di essersi iscritto a Facebook prima dei 13 anni, età minima consentita per poterlo fare, mentre il 71% riceve in dote uno smartphone mediamente a 11 anni, prima delle chiavi di casa che arrivano a 12.
Per quanto riguarda l’universo “Social”, Facebook non è il primo della lista in relazione all’indice di gradimento espresso dai più piccoli. Quello che ha più successo è infatti WhatsApp, usato quotidianamente da quasi il 90% degli intervistati, mentre il social di Zuckerberg arriva solo secondo (64%), seguito a stretto giro da Instagram (61%) e Youtube (58%). Già lo scorso anno erano in molti ad aver subito il fascino della chat fulminea di Snapchat, oggi diventata uno dei mezzi di comunicazione più importanti tra i più giovani, superando di gran lunga Twitter. Ad usarla quotidianamente è il 28% degli studenti contro il 14% di Twitter.
Le chat quindi sono la prima ragione per la quale bambini e adolescenti si ritrovano online. È innegabile infatti che questi strumenti soddisfino uno dei bisogni principali dell’età evolutiva che è proprio quello di confrontarsi coni loro pari. Oltre che per chattare, i social si usano anche per condividere emozioni, mode e tendenze, più degli altri che proprie. Si tratta infatti di una generazione più virale che personale: in genere condivide online blog, immagini e video di “influencer”, oppure notizie interessanti. Circa il 15% posta su ciò che succede nella propria vita quotidiana, ma è solo una sparuta minoranza che nei post parla di sé stesso: il 9%. A tutto questo c’è però un’eccezione: le fotografie, tra cui primeggia il selfie, vero protagonista dei social. L’espansione di Instagram è probabilmente collegata alla passione per l’autoscatto: quasi il 60% ne pubblica, in particolare di gruppo. È solo la minoranza, circa 1 su 4, a non amare la pubblicazione massiva di selfie e foto. Anche questa tendenza, a ben guardare, è strettamente collegata all’evoluzione della personalità che caratterizza il difficile periodo che dall’infanzia porta all’età adulta. Il corpo cambia e non sempre come si vorrebbe perciò nasce spontanea anche la necessità di farsi accettare ed apprezzare nella nuova veste che Madre Natura sta proponendo. Una sfida non certo facile da accogliere.
di Elena Leoparco