Commercio, Istat: a novembre le vendite al dettaglio vanno giù dello 0,7%
Il quadro relativo ai consumi degli italiani continua a fare su e giù come un’altalena, segno che il Paese non ha ritrovato ancora la fiducia e il potere d’acquisto che aveva prima della crisi. In base alle rilevazioni effettuate dall’Istituito Nazionale di Statistica, a novembre 2016 le vendite al dettaglio registrano una variazione congiunturale negativa dello 0,7% in valore (0,8% in volume). Nel confronto con lo stesso mese dell’anno precedente, si registra invece un aumento dello 0,8%. Crescono le vendite di prodotti alimentari (+0,3% in valore e +0,2% in volume), ma sono quelle dei prodotti non alimentari che registrano un incremento più consistente dell’1,0 in valore e dello 0,9% in volume. Tra i prodotti non alimentari, l’incremento maggiore riguarda i gruppi “mobili, articoli tessili, arredamento” e “prodotti farmaceutici” (+2,2% per entrambi i gruppi). Segno meno soltanto il gruppo “Cartoleria, libri, giornali e riviste” (1,6%).
Osservando i dati in relazioni agli esercizi commerciali si nota che si è verificato un incremento del valore delle vendite sia per la grande distribuzione (+0,3%) sia, in misura più ampia, per le imprese operanti su piccole superfici (+1,0%). Nella grande distribuzione le vendite registrano variazioni positive in entrambi i settori merceologici: +0,2% per i prodotti alimentari e +0,4% per quelli non alimentari.
“I dati dell’Istat sull’andamento delle vendite al dettaglio riproiettano il Paese in una fase di forte incertezza ed instabilità. Abbiamo lasciato alle spalle ogni cenno di miglioramento”, commentano Federconsumatori e Adusbef. Intanto, Eurispes, nel suo annuale “Rapporto Italia”, aggiunge un ulteriore elemento di allarme: sempre più italiani tagliano sulle spese mediche (i soggetti che hanno ridotto le spese mediche sono passati dal 34,2% al 38,1%).
“Un dato in linea con quanto rilevato dall’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che dal 2008 al 2016 ha registrato una contrazione, per una famiglia, del -28,9% delle spese relative al settore della salute, pari a 644 euro”.
Alimentazione e salute sono settori particolari del sistema economico. Di solito, ad esempio, il comparto alimentare tende ad essere considerato difficilmente variabile nell’andamento dei consumi. “La diminuzione dei consumi in tale settore risulta, perciò, un campanello di allarme estremamente grave. Per questo è evidente la necessità e l’urgenza di una scossa all’economia, che avvenga attraverso una redistribuzione dei redditi e l’avvio di un piano straordinario per il lavoro”, dichiarano le associazioni.
“Si tratta di interventi fondamentali per dare nuova linfa alla domanda interna, innescando un ciclo positivo per l’intero sistema produttivo e per lo sviluppo economico”. Su questo aspetto, l’Osservatorio Federconsumatori ha calcolato che se il tasso di disoccupazione si attestasse al 6% (livello pre-crisi, ancora eccessivo a nostro parere) la capacità di acquisto delle famiglie aumenterebbe di circa +40 miliardi di euro l’anno.