Lo si vede sempre più spesso: i ragazzi che sbarcano dalle carrette del mare, dopo aver fatto la traversata del Mediterraneo, sono sempre più giovani. Talmente giovani che sono bambini. Spesso arrivano senza genitori e i parenti cercano di ritrovarli, da soli, in Europa. Sui bambini migranti si è soffermata l’attenzione anche dei pediatri, che durante il congresso della SIP (Società italiana di pediatria) hanno portato l’attenzione sull’aumento del numero di minori in fuga da povertà, guerre, catastrofi naturali.

migranti-e-bambini“Al mondo oggi un bambino su 45 sta migrando: si possono chiamare rifugiati, migranti o altro ma restano bambini, senza colpe e responsabilità di guerre, bombe, violenze, cambiamenti climatici o povertà”. Ecco qua, per gli amanti dei numeri, la dimensione del fenomeno che sta investendo l’Europa e non solo. I pediatri sono fra le figure professionali chiamate a gestire questa situazione e dalla SIP (a congresso a Firenze fino a sabato) fanno sapere di aver formato cinquecento fra medici e operatori sociali per accogliere chi arriva in Italia. Nel nostro paese i bambini migranti, soli o con i genitori, sono sempre più numerosi: sono più di un milione, il 91% è arrivato via mare, il 42% ha meno di cinque anni. “Il fenomeno è in continua crescita – spiega il prof. Giovanni Corsello, presidente della SIP – è nostro dovere seguire questi bambini sia dal punto di vista medico, curando le loro malattie ma anche seguirli nelle fasi successive, per aiutarli nell’integrazione. La nostra società scientifica è in prima linea per l’accoglienza di questi piccoli.” “In media ogni minuto, 24 persone sono costrette a lasciare la propria casa e diventare migranti- spiega la prof. Rosalia Maria Da Riol del S.O.C. Centro Coordinamento Regionale Malattie Rare FVG, dell’Azienda Sanitaria Integrata, Udine – Oggi sono 244 milioni i migranti internazionali nel mondo, dato che registra una crescita del 41% dal 2000. Di questi, 31 milioni sono bambini”.

Ormai nel mondo un bambino su 45 sta migrando, in fuga da guerre,violenze, povertà o cambiamenti climatici. Quest’anno in Europa  7 bambini su 10 che hanno chiesto asilo vengono da zone di conflitto come Siria, Arabia, Afghanistan e Iraq. L’Europa rappresenta la casa di un giovanissimo migrante su sei. E nel 2015 la percentuale di bambini richiedenti asilo è più che raddoppiata rispetto all’anno precedente. “E’ nostro compito dare voce a questo fenomeno – continua la dr.ssa Da Riol – nel 2014 la SIP ha messo a disposizione dei pediatri e di tutti gli operatori sanitari il Gruppo di Studio del Bambino Migrante, che si propone di individualizzare i bisogni dei singoli bambini, razionalizzando le risorse e includendo la loro assistenza nel sistema sanitario nazionale, come previsto dall’accordo Stato Regioni del 2012. I nostri operatori formati operano oggi nelle strutture portuali, nelle case famiglia, nelle strutture dei comuni dove i minori, sia accompagnati che non accompagnati, vengono ospitati. Ci adoperiamo per fronte ai bisogni primari, che sono essenzialmente quello di sentirsi accolti, di far parte di un progetto di integrazione”.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)