Nel mese di ottobre sale la fiducia delle imprese ma diminuisce quella dei consumatori che passa da 108,6 a 108. Lo rileva l’Istat attraverso i dati diffusi questa mattina. In particolare, sul fronte delle imprese, la fiducia del settore manifatturiero sale questo mese da 102,1 di settembre a 103. L’Istat sottolinea che si tratta di un dato in linea con il consenso a 102,1 e del secondo aumento consecutivo. In aumento da 101,2 a 102,4 anche l’indice complessivo sul clima delle imprese che comprende manifattura, servizi, commercio e costruzioni. Preoccupa però l’andamento sul fronte dei consumi che, secondo quanto evidenziato dai dati diffusi ieri dall’Istituto Nazionale di Statistica, non trovano la spinta giusta per ripartire. Il calo del sentiment di fiducia dei consumatori sembra quindi rafforzare questo aspetto.

“Certo contano di più i dati reali, rispetto al clima di fiducia. Ma è evidente che anche chi può spendere, se non si attende nulla di buono per il futuro, è più restio a mettere mano al portafoglio. Per questo i dati di oggi non sono, in realtà, negativi, ma ambigui e altalenanti”, dichiara Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. “Da un lato è negativo che peggiorino le aspettative circa la situazione economica del Paese (da -18 a -19), dall’altro è positivo che migliorino le attese sulla situazione economica della propria famiglia (da -10 a -7). Questo dato, infatti, è quello che ha più influenza sui consumi delle famiglie. Peccato che, andando a vedere le domande grezze, ci si accorge per i prossimi 12 mesi, resta invariata la percentuale di chi considera la propria situazione molto migliorata e addirittura scende da 10 a 8,6 (-1,4 punti) il dato di chi la considera migliorata”, dichiara Dona.

L’Istat ha finalmente ricominciato a rilevare i dati in Italia”, commentano con ironia Federconsumatori e Adusbef. “Non esistono i presupposti, al momento, perché tale situazione possa cambiare. A maggior ragione dopo la notizia sulle clausole di salvaguardia, che subiscono l’ennesimo slittamento al 2018, senza essere definitivamente cassate”, dicono dalle associazioni. “È evidente che il Paese ha bisogno di interventi concreti e urgenti per la ripresa del potere di acquisto delle famiglie, per la redistribuzione dei redditi e per il rilancio dell’occupazione: tutte operazioni che nella legge di bilancio ancora scarseggiano”.

Anche Confesercenti interviene sui dati Istat: “il riflesso del deterioramento della fiducia sulla spesa delle famiglie è già evidente: l’intenzione di acquistare beni durevoli si è praticamente arenata, e a luglio e ad agosto, nonostante i saldi ed il buon afflusso turistico, le vendite del commercio al dettaglio hanno registrato due cali consecutivi. Una situazione che non può non gravare sulle imprese del commercio al dettaglio, unico settore a subire un peggioramento dell’indice ad ottobre. Il combinato disposto dei cali di fiducia di consumatori e imprese del commercio fa presagire una nuova fase difficile per il mercato interno, dal quale, ricordiamo, è venuto il maggior contributo alla crescita del Pil in questo ultimo anno”.

“Per scongiurare il rischio di un Natale ‘freddo’ dal punto di vista dei consumi, è necessario ripristinare un clima di maggiore certezza”, continua Confesercenti. “La legge di Bilancio va nella giusta direzione, anche se servirebbe un ulteriore sforzo sugli interventi volti a favorire la nuova occupazione. Ma per il futuro occorre anche disinnescare la bomba ad orologeria dell’aumento Iva stabilito dalle clausole di salvaguardia, evitate per il 2017 ma ancora previste per il 2018: una spada di Damocle che non mancherà di incidere negativamente su consumi e investimenti nel corso del prossimo anno”.


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