“Lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie hanno cambiato in profondità l’organizzazione delle nostre vite. Dalle forme più evolute di comunicazione in rete siamo passati al consumo collaborativo, alla sharing economy, all’Internet delle cose”. È la dimensione di Internet la nuova frontiere di definizione del diritto alla riservatezza dei dati che vedrà impegnata l’Autorità Garante della Privacy nei prossimo futuro. Lo ha sottolineato oggi il Presidente Antonello Soro, durante la presentazione della Relazione annuale per l’anno 2015. La Relazione è stata l’occasione per tracciare il bilancio di quanto fatto ma anche illustrare le traiettorie verso cui il Garante continuerà a procedere.
Importanti sono stati i risultati raggiunti nei confronti di importanti colossi nell’ambito dei motori di ricerca e dei social network. Nei confronti di Google ad esempio, l’Autorità italiana può vantare il maggior numero di prescrizioni ed ha consolidato lo scorso anno la procedura di confronto e controllo del protocollo sottoscritto dal colosso di Mountain View. Sul fronte dei social, Facebook ha dovuto bloccare i falsi profili (i cosiddetti fake) e assicurare più trasparenza e controllo agli utenti.
“Con Linee guida sono state definite le garanzie da assicurare agli utenti da parte di chi svolge attività di profilazione online, a partire dai principali siti web. Sono stati definiti i criteri per l’accoglimento delle richieste di tutela del diritto all’oblio su Internet e la deindicizzazione delle ‘url’. È stato inoltre ulteriormente rafforzato il diritto delle persone a vedere aggiornati gli archivi giornalistici online”.
Particolare importanza ha poi rivestito l’ambito della cyber security. “La criminalità informatica ha assunto dimensione inquietanti”, ha detto il Garante, e lo sviluppo di Internet delle cose potrebbe compromettere anche la sicurezza fisica delle persone. Il cybercrime pesa ogni anno 500 miliardi di euro sull’economia mondiale, poco meno dell’indotto del narcotraffico. L’Italia nel 2015 ha subito un incremento del 30% dei crimini informatici, particolarmente sentiti nel settore delle imprese. “Le tecniche di attacco utilizzate sfruttano una generale inadeguatezza delle misure di sicurezza adottate”, spiega Soro.
Meno pericoloso ma ugualmente fastidioso per i cittadini è il telemarketing aggressivo per il quale sono giunte all’Autorità, già solo nel primo semestre del 2016, 3.000 segnalazioni di telefonate ritenute illecite. “Abbiamo sollecitato nuovi e più efficaci interventi normativi tra i quali la possibilità di includere nel Registro delle opposizioni tutte le utenze, fisse e mobili, e non solo quelle presenti negli elenchi e sancire una più chiara responsabilità dei soggetti per conto dei quali viene effettuata la chiamata”.
Infine, nello scorso anno, la tutela della privacy ha dovuto fare i conti anche con la minaccia del terrorismo internazionale: “l’attività di intelligence necessita di regolamentazioni e cautele rigorose, per impedire che funzioni volte a garantire la democrazia, finiscano per violarla”.


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