farmacia

Nella sua relazione annuale al Parlamento, il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, lo ha messo nero su bianco: è necessario eliminare “quei privilegi normativi che ancora esistono e che in alcuni settori, dalle farmacie, alle concessioni, ai trasporti, al commercio al dettaglio, alle professioni regolamentate, bloccano la concorrenza e creano intollerabili forme di diseguaglianza”. La priorità dell’Agcm è quella di essere l’avvocato della concorrenza che con la sua azione deve portare a rapido compimento la legge annuale che nasce proprio da “una segnalazione dell’Autorità”.
Pitruzzella vede ancora il bicchiere mezzo pieno, nonostante alcune parti del ddl concorrenza abbiano subito notevoli cambiamenti: “Il testo”, ha dichiarato il Presidente, “contiene ancora rilevanti norme pro-concorrenziali, come quella che riguarda la piena liberalizzazione del mercato retail dell’energia”. Altri importanti settori “come le assicurazioni, i servizi professionali, il settore delle farmacie sono interessati dal processo di liberalizzazione. Una rapida approvazione della legge consentirebbe di avviare il processo per la presentazione di un nuovo disegno di legge in modo da dare attuazione alla periodicità annuale prevista dal legislatore per gli interventi di promozione della concorrenza”.
Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti però non condivide appieno la posizione di Pitruzzella evidenziando che il 91% dei volumi e il 92,3% in valore del mercato dei farmaci d’automedicazione ancora saldamente in mano alle farmacie che detengono anche il 93% del mercato dei farmaci veterinari. Pochi numeri che, secondo il Movimento, al di là delle suggestioni corporative, descrivono meglio di qualsiasi parola di come la concorrenza nel settore delle farmacie abbia ancora molta strada da fare. Se a questi dati aggiungiamo anche che delle 2.500 farmacie promesse dalla legge Monti dopo ben quattro anni ne siano state aperte poche decine grazie ai ricorsi, abbiamo il quadro completo di un settore praticamente bloccato.
Il bicchiere non è mezzo pieno, ma completamente vuoto. “Quando il presidente dell’Antitrust afferma che i privilegi normativi bloccano la concorrenza e creano diseguaglianze dice una cosa reale che ha delle conseguenze dirette sulla società italiana, perché a forza di dare spazio a lobby e corporazioni l’ascensore sociale non solo è bloccato, ma inizia a scendere nei piani inferiori”, commentano in una nota.
Approvare al più presto il ddl concorrenza potrebbe essere una priorità se esso contenesse norme atte ad ampliare effettivamente la concorrenza, le stesse che l’Autorità aveva indicato. “Perché credere che le cose potrebbero cambiare con la prossima legge per la concorrenza, se quella che si sta ancora discutendo è naufragata nelle sabbie mobili già nel Consiglio dei Ministri? La concorrenza in Italia è fatta solo a parole. Pochi hanno avuto il coraggio di farla diventare politica concreta, perché pochi, compreso il governo, hanno il coraggio di mettersi contro i poteri forti”.


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