Italia 2016, Eurispes: più fiducia e consumi, clima come nel 2007
Impossibile riassumere in un articolo tutti i dati contenuti nel Rapporto Italia 2016, presentato ieri da Eurispes. Come ogni anno, il centro di ricerca fa una “panoramica” completa del Paese, analizzando vizi e virtù degli italiani. Basterebbe leggere i titoli dei singoli paragrafi per averne un’idea. Si va dal “tutti con il telefonino” (ne ha uno il 93,1% dei maggiorenni) al “buen retiro dopo la pensione”, sognato dal 41,6% degli italiani. Si registra un aumento di ottimiso e fiducia. I consumi tornano a crescere (anche quelli superflui) e “il 2016 sembra riproporre lo stesso andamento del 2007, prima dell’inizio della crisi, quando i cittadini avevano una visione stabile dell’economia”.
Le previsioni per il futuro dell’economia segnano un calo del pessimismo (-28,4%), e un aumento della fiducia (+10,1%). Rispetto all’anno scorso il clima all’interno delle famiglie è cambiato: si torna a respirare e la gestione della quotidianità diventa meno critica. La difficoltà nel fare fronte alle spese e alle esigenze quotidiane mostra segni di regressione rispetto alla rilevazione del 2015. Il 27,3% non riesce con le proprie entrate ad arrivare alla fine del mese (-19,9% rispetto al 2015). Il 44,5% (-18,3% rispetto al 2015) riferisce che la propria famiglia è costretta a utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese. In parallelo, aumenta la quota di chi riesce a risparmiare qualcosa (dal 14,8% al 25,8%; +11%) e diminuisce quella di chi ha difficoltà a pagare le spese dei trasporti (dal 34,4% al 25,7%). Oltre un italiano su tre, il 34,3% (-6,6% rispetto al 2015) fa fatica ad affrontare le spese mediche. Tra quanti hanno attivato un mutuo, il 37,3% non riesce a saldare le rate e il 40% di chi è in affitto è in difficoltà con il canone.
Con una diminuzione del 18,4% rispetto al dato (71,5%) rilevato ad inizio 2015 la perdita del proprio potere d’acquisto rimane comunque una realtà ad inizio 2016 per più della metà dei cittadini, il 53,1% (un forte calo indicato nel 13,4% dei casi, meno marcato invece nel 39,7%). Nel 2015 ad indicare “poco” o “per niente” diminuita la capacità a far fronte a spese e acquisti per mezzo delle proprie entrate erano solo il 28,5% mentre nel 2016 il dato volge in positivo (46,8%).
Ripartono i consumi, anche quelli superflui: diminuiscono quelli che tagliano le spese dedicate ai propri animali domestici (25,9%; -23,6%); in calo i tagli sulle spese per la baby sitter (48,2%; – 5,3%), quelli per aiuto nelle pulizie/domestici (37,2%; -23,6%); mentre il 37,8% ha ridotto le spese relative alla badante. Ad aumentare invece è il taglio delle spese mediche che nel 2016 raggiunge quota 34,2%, contro il 32,3% del 2015.
Ma a farla da padrona, in un’ottica di riduzione dei costi, è la sharing economy: nell’ultimo anno l’11,1% ha utilizzato servizi di car sharing. Ancora basso (8,1%) il numero di chi ha utilizzato servizi di bike sharing o ha fatto ricorso (10,4%) al ride sharing (ad esempio tramite Blablacar). Alcuni hanno sperimentato l’home sharing (4,6%) scambiando casa o ospitalità. Il 13% ha condiviso libri (bookcrossing) e il 5,1% ha condiviso un ufficio o un ambiente di lavoro con altre persone mantenendo attività separate (coworking).
Lieve ripresa dei pagamenti a rate: negli ultimi 12 mesi ha fatto ricorso a pagamenti rateizzati nel tempo per fare acquisti il 37,6% del campione (32,4% nel 2015). Probabilmente, una parte degli italiani sta lentamente ritrovando la possibilità, e il coraggio, di acquistare ed il pagamento rateizzato rappresenta un supporto utile a molti in questa fase.
I prestiti bancari vengono richiesti soprattutto per comprare casa (42,6%) e pagare debiti (36,3%).
Siamo un Paese a 3 Pil: i dati più recenti mostrano che in Italia il fenomeno del sommerso è estremamente diffuso, tanto da essere spesso definito “di massa”, confermando una stima che l’Eurispes produsse negli anni scorsi secondo la quale l’Italia ha tre Pil: uno ufficiale di circa 1.500 mld di euro; uno sommerso equivalente a circa un terzo di quello ufficiale, ovvero almeno 540 mld; e uno criminale ben superiore a 200 mld. Ai circa 540 mld di sommerso indicati corrisponderebbe, considerando una tassazione di circa il 50%, la somma di 270 mld di evasione. D’altra parte, una buona fetta è considerato “sommerso da sopravvivenza” nel quale parti importanti della società hanno teso a rifugiarsi a causa della crisi economica.
Le categorie che più spesso lavorano senza contratto oppure senza emettere fatturazione (è stato chiesto agli italiani di indicarle) sono: nell’80% dei casi i baby sitter, nel 78,7% gli insegnanti di ripetizioni, nel 72,5% i collaboratori domestici. A seguire badanti (67,3%), giardinieri (62,7%), muratori (60,2%), idraulici (59,8%), elettricisti (57%), falegnami (56,4%) e medici specialisti (50%). Nell’ultimo anno invece è capitato al 28,1% del campione di lavorare senza contratto (contro il 18,6% del 2015). Una condizione incontrata da oltre il 50% di chi è in cerca di primo lavoro e di nuova occupazione, dal 29,6% degli studenti, dal 22,4% delle casalinghe e dal 13,8% dei pensionati, ma soprattutto dall’83,3% dei cassintegrati. La quota di chi invece ha svolto un doppio lavoro, nel corso dell’ultimo anno, è del 21% (19,3% ad inizio 2015). In questo caso non sempre si può parlare di lavoro in nero, ma più spesso di “doppio-lavoristi”.
Infine, un accenno al fenomeno dell’usura: in aumento la percentuale di chi dichiara di avere esperienza di amici o parenti a cui è capitato di chiedere denaro in prestito ad un usuraio (16,9%, +6); ricorrere alla Caritas o ad altre associazioni per disporre di aiuto (22,9%, +2,7); perdere importanti somme di denaro al gioco (28,7%, +13,4).