Addio Imu, arriva la Service Tax
Addio Imu, arriva la Service Tax. Il Consiglio dei Ministri di ieri ha “finalmente” abolito la tanto discussa Imu sulla prima casa, e quella sugli immobili rurali e i terreni agricoli (solo la rata di giugno, per quella di dicembre si aspetta un decreto nella Legge di Stabilità ad ottobre). Nel 2014 l’Imu sarà inglobata nella Service Tax, un’imposta sui servizi comunali, ispirata ai principi del federalismo fiscale, che sostituisce la Tares e sarà costituita da due componenti: gestione dei rifiuti urbani e copertura dei servizi indivisibili.
Tornando alla Service Tax, la prima componente (Tari) sarà dovuta da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani (quindi gli inquilini nela caso di case in affitto). Le aliquote, commisurate alla superficie, saranno parametrate dal Comune con ampia flessibilità ma comunque nel rispetto del principio comunitario “chi inquina paga” e in misura tale da garantire la copertura integrale del servizio.
La seconda componente (Tasi) sarà a carico di chi occupa fabbricati. Il Comune potrà scegliere come base imponibile o la superficie o la rendita catastale. Sarà a carico sia del proprietario (in quanto i beni e servizi pubblici locali concorrono a determinare il valore commerciale dell’immobile) che dell’occupante (in quanto fruisce dei beni e servizi locali). Il Comune avrà adeguati margini di manovra, nell’ambito dei limiti fissati dalla legge statale.
La capacità fiscale (cioè il gettito potenziale che i Comuni potrebbero ottenere dal pieno utilizzo delle facoltà di manovra fiscale sui loro tributi) sarà preservata, nel pieno rispetto del principio federalista dell’autonomia finanziaria di tutti i livelli di governo. L’autonomia nella fissazione delle aliquote sarà limitata verso l’alto per evitare di accrescere la capacità fiscale e quindi il carico sui contribuenti, applicando aliquote massime complessive.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato anche altri provvedimenti: il Piano casa a favore delle categorie disagiate che interviene su mutui, prima casa e affitti; il decreto su 6.500 esodati e il provvedimento che rifinanzia la cassa integrazione con altri 500 milioni di euro.
La decisione sull’Imu ha scatenato diverse reazioni, tra chi si dice parzialmente soddisfatto e chi parla di “grande vittoria del Governo”.
“Le decisioni prese ieri sul’Imu rappresentano un primo passo positivo, ma ancora non è abbastanza – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – Il vero problema, infatti, è come trovare la copertura per la seconda tranche e, soprattutto, come sarà modulata la Service Tax in arrivo nel 2014. Non vorremmo, infatti, che si trattasse dell’ennesimo escamotage far pagare l’Imu sotto mentite spoglie. Vigileremo affinché ciò non avvenga, studiando attentamente le modalità con cui sarà definita ed applicata la Service Tax.
“Non è tollerabile, infatti, prendere in giro i cittadini: la diminuzione della tassazione promessa del Governo ci dovrà essere realmente. In tal senso il prossimo scoglio da superare è quello dell’IVA: applicare l’aumento significa trascinare il potere di acquisto, i consumi e la produzione industriale sotto i minimi storici, con conseguenze disastrose per l’economia italiana. Basti pensare che le ricadute di questo ulteriore aumento calcolate dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori saranno di +207 euro annui a famiglia tra costi diretti ed indiretti (in particolare l’aumento di tale imposta sui carburanti avrà effetti catastrofici su tutti i beni di largo consumo, nonché sulle tariffe di professionisti, artigiani, ecc.)”.
Secondo Federconsumatori e Adusbef “le risorse per tali operazioni potranno essere reperite senza pesare minimamente sulle tasche dei cittadini, attraverso un serio taglio agli sprechi (si cominci con il ribaltamento delle percentuali di taglio delle consulenze alla PA e delle auto blu, portandole rispettivamente al 90% e all’80%); una lotta senza quartiere all’evasione fiscale e la vendita di almeno il 10-15% delle riserve auree”.
L’Adoc, invece, non condivide la manovra realizzata dal Governo: secondo l’Associazione c’è il rischio che la nuova tassa sostitutiva, la Service Tax, impatti pesantemente sugli inquilini, anche affittuari e non solo sui proprietari. “Stiamo osservando con molta attenzione gli sviluppi legati all’abolizione dell’Imu – dichiara Lamberto Santini, Presidente dell’Adoc –ad oggi riteniamo sia presente un grande rischio che la nuova tassa che andrà a sostituire dal 2014 l’Imu, ovvero la Service Tax, andrà a colpire pesantemente non solo i proprietari degli immobili ma anche gli inquilini affittuari, con ricadute economiche molto pesanti. Non condividiamo inoltre la scelta di esentare dal pagamento dell’Imu i proprietari di immobili invenduti. A nostro avviso è stato realizzato un vero e proprio “regalo” agli immobiliaristi che, invece di venire incontro alle famiglie abbassando i prezzi degli immobili, rientreranno delle spese sostenute non pagando le rate dell’Imu.”
Il Codacons ci va giù duro: “Il Governo prende in giro gli italiani, dato che dà una cosa con la mano destra e se la riprende con la sinistra. Con la mano destra toglie l’Imu e con la sinistra si riprende i soldi con la Service Tax, il cui nome più giusto è Taser, considerato che rischia di paralizzare definitivamente le famiglie già sul lastrico”. “Il silenzio del Governo sul reale gettito previsto con la Service Tax è decisamente sospetto. Quello che è certo è che lo spostamento tra Imu e “Taser” abbassa quel risparmio massimo di 225 euro a famiglia che si sarebbe ottenuto con l’eliminazione dell’Imu senza la compensazione di altre tasse, senza fare, cioè, il gioco delle 3 carte. Un risparmio, quello teorico massimo di 225 euro a famiglia, che il Codacons aveva già bollato come insufficiente per ridare capacità di spesa agli italiani, visto che è persino inferiore all’aumento del costo della vita, nonostante l’inflazione bassa.
“Al di là della progressività dell’imposta, tutta da verificare, l’iniquità della Taser è certa, dato che colpirà anche quel 18% di famiglie residenti che paga un canone d’affitto, ossia la categoria già più penalizzata e svantaggiata d’Italia, visto che ai fini Irpef sono sempre stati considerati praticamente uguali ai proprietari di casa, pur dovendo destinare gran parte del loro reddito all’affitto. Insomma i proprietari risparmieranno grazie ai soldi dei loro inquilini”.
A questo punto l’addizionale comunale per quali servizi la paghiamo?