Legambiente, Pendolaria: sul “podio” delle ferrovie peggiori la Roma-Ostia
Altro che cura del ferro. Fra treni guasti o sovraffollati, ritardi cronici, corse improvvisamente cancellate, collegamenti lenti e non concorrenziali rispetto a quelli in pullman, arranca il servizio ferroviario per tutti quei cittadini che usano il treno per raggiungere luoghi di lavoro o di studio. Pendolari in un’Italia che sta investendo solo sull’Alta Velocità. Oggi il rapporto Pendolaria 2016, lanciato da Legambiente, torna a denunciare lo stato dei trasporti ferroviari per i pendolari e a stilare la poco nobile classifica delle linee peggiori. Al primo posto c’è la Roma-Ostia Lido, al secondo la Circumvesuviana.
L’offerta del servizio ad Alta Velocità è cresciuta del 276% sulla Roma-Milano. Mentre chi si muove sulle reti secondarie, sui treni regionali, sugli intercity, è costretto a fronteggiare una situazione che continua spesso a peggiorare: i treni sono stati ridotti in 15 Regioni, le tariffe sono aumentate in 16 Regioni. “Complessivamente dal 2010 a oggi, a seguito della riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato, si possono stimare tagli nel servizio ferroviario regionale pari al 6,5% e negli intercity del 19,7% – denuncia Legambiente lanciando la campagna Pendolaria – Solo in pochissime regioni è aumentato il servizio (il caso migliore è la Provincia di Bolzano), in tutte le altre è stato ridotto o è numericamente rimasto uguale ma con tagli su alcune linee, mentre sono cresciute le tariffe. Non tutti i pendolari sono uguali quindi. Alcuni sono più sfortunati di altri. Sono innanzi tutto quelli delle grandi città, dove i numeri di chi si muove ogni giorno sono enormi, e quelli che tentano di muoversi su linee cosiddette secondarie”.
La poco invidiabile classifica delle tratte peggiori vede svettare al primo posto la Roma-Ostia Lido – e proprio la gestione di questo collegamento ferroviario, insieme ad altre che riguardano l’area romana, è al centro dell’istruttoria che l’Antitrust ha aperto qualche giorno fa – e la Circumvesuviana. Nella linea che collega il litorale con la Capitale il servizio gestito da Atac appare totalmente inadeguato alla domanda di spostamento dei circa 100mila studenti e lavoratori quotidiani. Guasti e problemi tecnici si ripercuotono sugli utenti tra corse che saltano senza che venga fornita un’adeguata informazione e continui ritardi. I treni sono lenti, vecchi spesso di oltre 20 anni, senza aria condizionata in estate e senza riscaldamento in inverno, le biglietterie sono poche, i tabelloni elettronici sono spesso guasti.
La Circumvesuviana invece collega un’area metropolitana di circa due milioni di abitanti e si estende per 142 km distribuiti su 6 linee e 96 stazioni. I pendolari ormai sperano solo che le corse non vengano cancellate. Pendolaria segnala che fino al 2003 la Circumvesuviana assicurava più di 500 corse al giorno ma oggi i numeri sono dimezzati. Salvo guasti, oggi viaggiano 56 treni, ma ne occorrerebbero almeno 70 per garantire un servizio dignitoso.
Al terzo posto di questa lista c’è la Reggio Calabria-Taranto, la linea che dovrebbe unire le regioni del Sud, i centri turistici e i porti, garantendo un servizio di qualità per studenti, turisti, lavoratori, attualmente in uno stato di grave degrado. Solo 4 collegamenti al giorno da Reggio a Taranto, per una durata minima di 6 ore e 15 minuti, ma con tre cambi e un tratto in pullman.L’Italia dei pendolari arranca da Sud a Nord: nelle tratte peggiori ci sono infatti la Messina-Catania-Siracusa e la Cremona-Brescia, la Pescara-Roma (ormai poco usata perché i pullman sono di più, più veloci e più comodi) ma anche la tratta Bari-Martina Franca-Taranto, la Treviso-Portogruarso e la linea Genova- Acqui Terme.
I treni poi sono vecchi. “Nel complesso – denuncia Legambiente – in Italia sono quasi 3.300 ogni giorno i treni del servizio regionale. Il 69% dei treni in circolazione supera i 15 anni d’età, con differenze marcate tra le regioni del centro-nord e quelle del sud. Nel dettaglio, la regione con la più alta età media dei treni è l’Abruzzo, con 24,1 anni di età seguito dalla Basilicata con una età media dei treni di 23,3 anni e dalla Sicilia, con 23,2”.
“Il trasporto ferroviario pendolare deve diventare una priorità nazionale – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini – negli investimenti e nelle attenzioni. Oggi non è così, e su troppe linee la situazione in questi anni è addirittura peggiorata, con meno treni, convogli vetusti, ulteriori tagli ad interi collegamenti. Emblematica è la situazione della Roma-Ostia Lido e della Circumvesuviana dove ogni giorno oltre 300mila persone subiscono le conseguenze di una gestione indegna per un paese civile. Ma questo non è più accettabile. Il nuovo Governo deve individuare le risorse per il rilancio del trasporto pendolare e procedere al commissariamento dove le Regioni non sono in grado di garantire il servizio”.
“Il nostro Paese ha bisogno di una cura del ferro a partire dalle città – ha concluso Zanchini – per consentire al trasporto pendolare di raggiungere la stessa qualità ed efficienza dell’Alta velocità. In questi anni è mancata una regia nazionale rispetto a un servizio ferroviario pendolare trasferito alle Regioni, che ha avuto come conseguenza tagli e aumenti delle tariffe senza che si fissassero obiettivi di efficienza del servizio o controlli su quanto avveniva nelle linee. Occorre dare speranza ai pendolari che la situazione possa migliorare, e ciò potrà avvenire solo trovando risorse per aumentare il servizio e per acquistare treni nuovi”. Per i prossimi anni, però, non sono previsti nuovi finanziamenti per aumentare i treni in circolazione. Si rischiano dunque altri tagli nelle tratte che non sono ad Alta Velocità.