Greenpeace, blocco della produzione di PFAS: la provincia di Alessandria impone una sospensione di 30 giorni alla Solvay (Foto Pixabay)

A seguito di recenti casi di inquinamento e dei controlli ambientali condotti da ARPA Piemonte, la provincia di Alessandria ha deciso di intervenire in maniera drastica sulla produzione di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) dello stabilimento chimico Solvay, oggi noto come Syensqo.

I PFAS, acronimo inglese di “perfluorinated alkylated substances”, nascono negli anni ’40 come composti chimici detti “di sintesi”.

Oggi si contano oltre 4.000 sostanze appartenenti a questa famiglia, molto utilizzate nell’industria. Si tratta di sostanze resistenti ai maggiori processi naturali di degradazione grazie alla presenza di legami molto forti tra atomi di fluoro e carbonio.

Le autorità provinciali, alla luce dei test condotti sulla sostanza, hanno quindi imposto un fermo di 30 giorni alla produzione dell’impianto, in risposta al mancato rispetto dei limiti di emissione di queste sostanze pericolose.

Le indagini più recenti hanno rivelato una situazione fuori controllo, con livelli di contaminazione che superano ampiamente i limiti consentiti. Nei giorni scorsi, due diffide sono state emesse alla Solvay, intimando all’azienda di adeguarsi ai limiti legali per gli scarichi di PFAS. La Solvay è stata coinvolta in episodi di grave inquinamento, come il rilascio di schiume nel fiume Bormida, che hanno sollevato serie preoccupazioni per l’ambiente e la salute pubblica.

Una contaminazione molto diffusa

Le indagini di ARPA Piemonte hanno rilevato degli alti livelli di contaminazione nelle acque e nei terreni circostanti lo stabilimento. Alcuni reportage giornalistici hanno identificato il sito di Alessandria come il luogo più inquinato da PFAS in Europa. Già nel 2007, la Solvay era stata indicata come la principale fonte di PFAS nel bacino del fiume Po. Ulteriori ricerche hanno recentemente scoperto delle tracce di “cC604” ossia una molecola prodotta esclusivamente nello stabilimento di Alessandria, nelle acque potabili di Torino, della Val di Susa e in alcuni comuni della provincia di Sondrio.

 

Inquinamento da PFAS, gli Stati Uniti approvano standard minimi nell’acqua potabile (Foto Pixabay)

 

L’intervento di Greenpeace a tutela dell’ambiente e dei consumatori

Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, ha accolto con favore il provvedimento della provincia di Alessandria: «Dopo anni di silenzi e inquinamento, finalmente gli enti pubblici adottano un primo provvedimento per tutelare l’ambiente e la salute umana dalla produzione di PFAS da parte di Solvay». Ungherese ha espresso l’auspicio che questo sia solo l’inizio di una serie di iniziative volte a imporre dei rigorosi limiti agli scarichi di PFAS nell’aria, nell’acqua, e nei terreni.

Greenpeace, inoltre, sottolinea l’importanza di ulteriori provvedimenti da prendere al fine di garantire che questa sostanza inquinante e dannosa per la salute non venga dispersa nell’ambiente mediante rapide operazioni di bonifica. È essenziale, secondo Ungherese, che le autorità si schierino a tutela delle comunità locali e dei cittadini anziché degli inquinatori, come? Adottando misure analoghe a quelle già in vigore negli Stati Uniti d’America e in altri paesi dell’Unione Europea, dove l’uso di PFAS è stato limitato con alternative più green e soprattutto sicure per la salute.

Interventi per il futuro: la necessità di una legge nazionale

Alla luce di questo detto, Greenpeace Italia sollecita il governo italiano a seguire il modello internazionale introducendo una legge nazionale che vieti sia l’uso che la produzione di PFAS. Questo passo è stato ritenuto fondamentale da diverse associazioni ambientaliste e di consumatori per la tutela dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente. La recente azione della provincia di Alessandria è significativa ma non sufficiente: l’intervento deve infatti essere supportato e seguito da politiche più ampie e strutturate.

Il divieto della produzione di PFAS nello stabilimento di Solvay rappresenta comunque una piccola risposta necessaria a una crisi ambientale di vasta portata. Adesso però, le autorità nazionali sono chiamate a implementare misure efficaci e durature nel rispetto della protezione pubblica. La speranza, al momento, è che questo provvedimento possa segnare l’inizio di un cambiamento più grande nella gestione dell’inquinamento industriale in Italia.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)