Copyright online, oggi il voto. Il dibattito al Parlamento europeo
Il Parlamento europeo vota oggi sulla riforma del copyright. A Strasburgo è andato in scena questa mattina il dibattito sulla riforma del diritto d’autore online nel Digital Single Market. Libertà, futuro di internet, censura della Rete, tutela dei creativi ed equa remunerazione della loro opera sono i temi sollevati dagli eurodeputati che oggi voteranno sulla direttiva, frutto di un lungo lavoro e origine di schieramenti contrapposti.
La riforma si è infatti accompagnata in tutti gli ultimi mesi a una forte azione di lobbying, fra quanti reclamano a gran voce l’approvazione, editori, industria culturale e creativa, e quanti invece protestano contro i rischi di limitare la libertà d’espressione online. Un fronte rappresentato da grandi piattaforme, esperti del www, Wikipedia, attivisti della Rete.
I parlamentari favorevoli hanno rivendicato a Strasburgo la necessità di tutelare le opere protette dal diritto d’autore e di far pagare le grandi piattaforme web, quali Google, Facebook, YouTube, per l’uso che fanno delle opere online. È tempo di legiferare – questa l’argomentazione di chi è favore – per obbligare i big player a pagare quello che prendono da editori e creativi. La direttiva viene considerata fondamentale per gli autori, mentre ora le grandi piattaforme si arricchiscono col lavoro altrui. Qualcuno ha sottolineato che “Internet non può essere territorio senza legge”; serve dunque una remunerazione equa del lavoro creativo degli autori. I favorevoli hanno inoltre respinto come “fake news” l’accusa che, con questa riforma, si rischia di limitare l’accesso alla cultura o di approdare a una censura della Rete.
Ma sono state molte anche le voci critiche. Uno degli aspetti più contestati a Strasburgo, come pure nel dibattito che ha accompagnato l’elaborazione della direttiva, è il famigerato articolo 13, quello che prevede la responsabilità dei siti web su eventuali violazioni di copyright relative ai contenuti caricati dagli utenti e che porta direttamente alla questione dei “filtri di upload” sul caricamento dei contenuti e alla possibilità di bloccarli in automatico. “Sarà la fine di Internet come noi la conosciamo”, hanno denunciato gli europarlamentari contrari alla riforma.
Che ne è del filtro di upload? Questo uno dei temi affrontati nel dibattito. Fra le voci critiche c’è stata quella di Julia Reda (Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea, Piratenpartei Deutschland). “200 mila persone hanno manifestato contro la riforma”, ha detto Reda, e 5 milioni hanno firmato la petizione “Save your Internet” su change.org. Non c’è mai stata, ha detto Reda, “una protesta così ampia contro una direttiva europea”. “Gli Articoli 11 e 13 devono essere respinti per mantenere la Rete libera”, ha detto la parlamentare tedesca.
L’approvazione della riforma è “una delle battaglie più importanti del mandato, perché l’Europa è creatività e arte”, le ha risposto Massimiliano Salini, Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani), per il quale le piattaforme web devono riconoscere il lavoro dei creativi. “Fra i giovani ci sono coloro che vengono pagati tre euro a pezzo per il lavoro che fanno”, ha detto parlando del lavoro giornalistico, e invitando a difendere la riforma del copyright.
“I filtri all’upload non sono menzionati nel testo della direttiva ma sono già usati dalle grandi piattaforme – ha detto a conclusione del dibattito Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione europea per il Digital Single Market – Il voto sulla direttiva copyright è un messaggio dell’Europa ai suoi creativi: ci teniamo a voi, vi tuteliamo. La cultura è la base della società europea. I beneficiari ultimi della direttiva saranno i cittadini europei”. Si migliorerà, ha aggiunto, “l’accesso al giornalismo di qualità”.
Cosa aspettarsi? Le cronache parlano di un voto niente affatto scontato. In caso di mancato via libera, la riforma dovrà slittare alla prossima legislatura, considerato che le elezioni europee sono vicine. La battaglia che si è portata dietro è ampia. Solo ieri, in Italia, Wikipedia si è oscurata per protesta, perché anche se le norme non dovrebbero applicarsi direttamente alla celebre enciclopedia online, “il nostro progetto è parte dell’ecosistema di internet”, ha rivendicato Wikipedia.
La riforma del copyright online ha creato più o meno due blocchi contrapposti. Da una parte gli editori, i discografici, i creativi, le firme di arte e cultura. Dall’altra un fronte composito fatto dalle grandi piattaforme e dagli attivisti del web, anche se con motivazioni diverse. Spiega bene il Sole 24 Ore: “I colossi del tech sono sfavorevoli perché la nuova legislazione, sia pure in forma ben più blanda rispetto alle origini, fissa diversi obblighi in più rispetto al proprio ruolo di «intermediatori», oltre a imporre licenze e costi annessi. Di tutt’altro tono le motivazioni dell’altra anima del no, quella che va dai militanti per il web libero ad alcune componenti politiche dell’Europarlamento (collocate soprattutto al di fuori del «trigopolio» fra Popolari, Socialdemocratici e Liberali). In questo caso la battaglia è contro misure accusate di inibire la diffusione libera dei contenuti digitali, oltre a prestarsi a diversi equivoci interpretativi”.
@sabrybergamini
