Liste di attesa in sanità, il CdM approva un decreto e un ddl (Foto Pixabay)

A una manciata di giorni dalle tornata elettorale delle europee il Consiglio dei Ministri annuncia un piano d’azione contro le liste di attesa in sanità. Subito finito nel tritacarne delle polemiche, considerato che da più parti viene considerato un’iniziativa elettorale e priva di sostanziali coperture finanziarie. In ogni caso, nel dibattito politico-elettorale entra il tema delle liste di attesa in sanità. E lo fa con il passo di ieri del Consiglio dei Ministri, che ha approvato un decreto-legge e un disegno di legge che introducono “misure per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa e per garantire le prestazioni sanitarie”.

Liste di attesa in sanità, Cup unico e visite anche di sabato e domenica

Come informa la nota di Palazzo Chigi, il decreto legge (Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie) prevede l’istituzione, presso l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (AGENAS), della Piattaforma nazionale delle liste di attesa, interoperabile con le piattaforme delle liste di ciascuna regione e provincia autonoma.

“Attraverso il monitoraggio dei dati, nell’ambito del controllo delle agende di prenotazione, si potrà attivare un meccanismo di audit per le aree ove si rilevino inefficienze o anomalie”.

Il decreto istituisce poi presso il Ministero della salute l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, che dovrà verificare il funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa e dei relativi piani operativi per il recupero. Si prevede l’integrazione nei Cup del calendario dei privati: il decreto prevede infatti la convergenza al Centro unico di prenotazione (CUP) regionale o infra-regionale, usato per i servizi sanitari pubblici, anche degli erogatori privati accreditati, ospedalieri e ambulatoriali.

Se i tempi previsti dalle classe di priorità non possono essere rispettati, “le direzioni generali aziendali dovranno garantire l’erogazione delle prestazioni richieste attraverso l’utilizzo dell’attività libero-professionale intramuraria o del sistema privato accreditato, anche al di fuori degli accordi contrattuali vigenti, sulla base della tariffa nazionale vigenti”.

Visite diagnostiche e specialistiche dovranno essere effettuate anche nei giorni di sabato e domenica con orario prolungato.

Il disegno di legge istituisce fra l’altro il Sistema nazionale di governo delle liste di attesa (SINGLA) comprensivo di strutture, strumenti, e competenze, volto a riunire in un unico organismo diverse funzionalità; il nuovo “Registro delle segnalazioni”, presso il Ministero della salute, che i cittadini possono utilizzare per segnalare disservizi in materia di prestazioni sanitarie. E prevede “interventi sui limiti di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati”.

Liste di attesa fra dubbi e aspettative

Qual è la valutazione delle associazioni dei consumatori?

«A soli quattro giorni dalle elezioni europee, il Governo ha partorito un topolino». Così Anna Rea, presidente Adoc nazionale, sul decreto legge e disegno di legge destinati all’abbattimento delle liste di attesa che giudica “deludenti e inefficaci”.

«Una scatola vuota che non affronta il cuore del problema di migliaia di persone costrette ad attendere mesi, se non addirittura anni, per esami o visite importanti a causa delle liste d’attesa bloccate – spiega Rea – Con questi provvedimenti annunciati dal Ministro Schillaci non vengono risolti i problemi di chi subisce le disuguaglianze e le ingiustizie di un sistema sanitario inefficiente, ma si sta smantellando ulteriormente il Sistema Sanitario Nazionale e istituzionalizzando e favorendo il ricorso al privato».

L’associazione ricorda lo stato di crisi della sanità, dopo un decennio in cui si stanno chiudendo ospedali, con personale medico e infermieristico sottopagato e il mancato sviluppo della medicina territoriale.

Prosegue la presidente Adoc: «Da quello che si apprende, ci sarebbe la volontà di abbattere il tetto di spesa per il personale sanitario, ma solo dal 2025, di istituire una cabina di regia, un CUP regionale o infraregionale unico, e si fa divieto per le aziende sanitarie e ospedaliere di sospendere o chiudere le attività di prenotazione. Misure che apprezziamo ma che aspettiamo di verificarne la declinazione nelle modalità e nei tempi. Se l’obiettivo che muove queste proposte è di garantire al cittadino la prestazione rafforzando l’intramoenia e l’utilizzo del ricorso al privato accreditato, a differenza della libera scelta attuale, ci chiediamo: questa misura porterà a un’economa di spesa o andrà forse a ridimensionare la libera concorrenza, eliminando il diritto al rimborso sancito attraverso D. Lgs. 29 aprile 1998, n. 124 per i cittadini che faranno ricorso all’intramoenia e al privato?»

Più possibilista Cittadinanzattiva che considera intanto importante essere arrivati alle misure sulle liste di attesa, nonostante lo “spacchettamento” fra decreto legge e ddl che rischia di “indebolire” il tutto.

«Due gli elementi particolarmente qualificanti, dal nostro punto di vista: la previsione di integrare finalmente le agende delle strutture pubbliche e private convenzionate nei Recup regionali, richiesta avanzata da anni dalla nostra organizzazione, Recup che possono diventare uno strumento fondamentale di governo delle liste di attesa e di gestione e controllo della domanda ed offerta di prestazioni sanitarie; e il previsto superamento dal 2025 del tetto di spesa per il personale sanitario, sul quale tante voci, compresa la nostra, si sono alzate in questi anni – dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva – Ottimo inoltre che per decreto si ribadisca che le agende non possono essere chiuse e che le prestazioni in intramoenia non possono superare quelle pubbliche».

Ci sono però due nodi critici o non ben definiti.

Il primo riguarda il modo con cui i cittadini potranno far ricorso al privato accreditato o all’intramoenia, dietro pagamento del ticket, se vengono superati i tempi di attesa in relazione al codice di urgenza. “Su questo ci auguriamo ci sia chiarezza nel testo perché ad oggi è un diritto sancito solo sulla carta (già previsto dalla legge 124 del 1998)”, afferma Cittadinanzattiva.

Un secondo aspetto è quello del rispetto degli ambiti territoriali, ovvero della possibilità per i cittadini di avere visite ed esami vicini alla propria residenza, senza essere costretti a fare viaggi chilometrici.

Infine, ma non ultimo. “Sul tema delle risorse, ci preme sottolineare che nessuna riforma sostanziale può funzionare senza investimenti adeguati – conclude Cittadinanzattiva – La nostra proposta è che questi investimenti siano posti a carico del fondo sanitario con vincolo di utilizzo, che impegni cioè le Regioni a rendicontarne l’effettivo utilizzo per l’abbattimento delle liste di attesa”.


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