Borracce per l’acqua, esposto del Codacons al Ministero della Salute (Foto Tunahan KALAYCI per Pexels)

L’acqua conservata nelle borracce è sempre buona? Detta così sembra una semplificazione, ma è il dubbio di fondo che viene alla lettura delle sostanze che vengono rilasciate da una serie di borracce realizzate in diversi materiali e messe alla prova in una simulazione di condizioni d’uso. Così, con un esposto inviato al Ministero della Salute, all’Antitrust e alla Procura della Repubblica di Roma, il Codacons ha chiesto “l’adozione di misure urgenti sul fronte della commercializzazione in Italia di borracce per la conservazione dell’acqua potabile, compreso il sequestro a scopo cautelare degli stessi prodotti”.

L’iniziativa del Codacons richiama una ricerca condotta qualche anno fa, nel 2020, dal Prof. Matteo Vitali, Professore Ordinario di Igiene dell’Università di Roma La Sapienza, che attesta la cessione nell’acqua di metalli e altre sostanze. E si collega alla rapida e recente diffusione delle borracce per l’acqua nelle case degli italiani e nel “corredo” di gite, escursioni e uscite fuori casa.

Borracce per l’acqua, cosa c’è che non va?

Nello specifico lo studio ha preso in esame 20 prodotti di differente capienza (da 350 a 1000 ml), realizzati in differenti materiali (acciaio inox, alluminio anche riciclato, materiali plastici e silicone) e destinati ad adulti e bambini.

“Per quanto riguarda la conformità ai Regolamenti CE e alle norme nazionali sui MOCA, solo alcune borracce riportano in etichetta le informazioni necessarie al loro corretto utilizzo ed elementi utili per la loro rintracciabilità. Quindi si palesa già un profilo di violazione degli standard di etichettatura per il quale è necessaria una istruttoria dell’Antitrust – si legge nell’esposto – Sul fronte sanitario i risultati ottenuti mostrano poi assenza di cessione di composti organici dalle borracce in plastica e, al contrario, fenomeni di cessione di elementi inorganici da tutte le borracce testate”.

Ad esempio l’alluminio viene ceduto da tutte le borracce metalliche, mentre altri elementi (antimonio, bario, boro, cadmio, cobalto e altri) vengono ceduti solo da alcune tipologie di borracce. Alcuni elementi vengono ceduti da quasi tutte le borracce (fra questi calcio, cromo, ferro, fosforo, potassio, rame, piombo, titanio).

“L’acqua test erogata dalle borracce in studio è tuttavia risultata, per i tempi di contatto esaminati, sempre conforme ai requisiti previsti dalla normativa vigente sulle acque destinate al consumo umano (D.Lgs 31/2001 e s.m.i.) – precisa nell’esposto il Codacons – ma è indubbio che l’utilizzo delle tipologie di borracce testate determini un incremento della concentrazione di numerosi elementi chimici, peggiorando di fatto la qualità dell’acqua in esse conservata. In un’ottica di valutazione del rischio, è possibile prevedere che le cessioni, sommate al contenuto originario dell’acqua potabile per gli stessi elementi, possano determinare superamenti dei limiti e quindi rendere non conforme ai limiti previsti dal suddetto decreto l’acqua erogata dalle borracce stesse”.

Il Codacons chiede dunque a Ministero della salute, all’Antitrust e alla Procura della Repubblica di Roma di attivarsi, ognuno per i profili di propria competenza, per misure adeguate a tutela della salute.

Borracce per l’acqua, lo studio su 20 prodotti

L’indagine del 2020 riporta i risultati di uno studio fatto per valutare la possibile cessione di metalli, semimetalli, non metalli, ftalati e Bisfenolo A da borracce commerciali utilizzate per la conservazione di acqua potabile durante una simulazione di condizioni d’uso. Fa ricorso a 20 diverse tipologie di borracce – in alluminio, acciaio, materiale plastico e silicone.

Le borracce in metallo, materiale plastico e silicone hanno mostrato profili di cessione degli elementi molto variabili da una all’altra mentre le borracce in materiale plastico e in silicone non hanno mostrato cessione di ftalati e Bisfenolo A.

“I risultati ottenuti – si legge nello studio – mostrano assenza di cessione di composti organici dalle borracce in plastica e, al contrario, fenomeni di cessione di elementi inorganici da tutte le borracce testate. Tali fenomeni sono molto variabili tra le diverse tipologie di borracce e spesso caratterizzati da cessioni multielemento anche di Alluminio, Cromo, Piombo, Nichel, Manganese, Rame, Cobalto, etc”.

Ancora, prosegue lo studio: “La variabilità riscontrata nella cessione di elementi chimici è con tutta probabilità da attribuire sia alla qualità del materiale di fabbricazione che alle modalità di lavorazione. La presenza di metalli estranei quali Cromo, Bismuto, Manganese, Bario, Rame, Zinco, etc. nelle cessioni di borracce in Alluminio fanno supporre che il materiale di fabbricazione possa derivare anche da processi di recupero/riciclo, elementi critici se condotti senza le dovute attenzioni necessarie per garantire la conformità a quanto previsto dalla normativa vigente sui materiali destinati al contatto con alimenti (MOCA)”.

L’acqua erogata dalle borracce è sempre conforme ai requisiti di legge previsti per l’acqua destinata al consumo umano. Ma l’uso delle borracce causa comunque un aumento della concentrazione di diversi elementi chimici e questo può peggiorare la qualità dell’acqua conservata. Se dunque l’acqua rientra nei limiti di legge, in un’ottica di valutazione del rischio bisogna “prevedere la possibilità che le cessioni sommate al contenuto originario dell’acqua potabile per gli stessi elementi possano determinare superamenti dei limiti e quindi rendere non conforme” ai limiti l’acqua erogata dalle borracce.


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