L’Unione Nazionale Consumatori parla di “imbarbarimento etico del mercato della telefonia”. Sotto accusa ci sono le compagnie telefoniche e una serie di servizi il cui costo viene addebitato in modo poco trasparente per i consumatori. Le segnalazioni dei cittadini stanno aumentando e così l’associazione è andata a spulciare le bollette, trovando una serie di costi che vengono addebitati in modo poco chiaro e naturalmente vario da azienda ad azienda. Ci si può ritrovare a pagare il servizio “chiamami” o l’ascolto dei messaggi in segreteria telefonica, questa l’accusa, senza che i costi siano espressi in modo trasparente per l’utente. Che nel frattempo però, dopo la vicenda delle bollette a 28 giorni, è diventato più attento.

L’associazione ha deciso di segnalare all’Antitrust le principali aziende – Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb – per “poca trasparenza nell’addebito dei vari servizi di telefonia”. E ha messo nero su bianco dieci costi in bolletta che risultano poco chiari e talvolta inattesi per i consumatori.

“Prosegue la nostra guerra totale alle compagnie telefoniche, questa volta per fermare l’abuso dei costi nascosti in bolletta: del resto dopo la vicenda dei 28 giorni, gli operatori stanno facendo di tutto per recuperare entrate a costo di inserire importi vari nelle fatture in modo poco trasparente.”: così Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, annuncia la denuncia all’Autorità Antitrust dei principali operatori telefonici per “addebiti oscuri per la fruizione di vari servizi”.

“Dopo il polverone del cambio tariffario a 28 giorni, l’attenzione dei consumatori sui costi della telefonia è ancora più alta – afferma Dona- per questo motivo nelle ultime settimane sono giunte ai nostri sportelli centinaia di lamentele su addebitati poco trasparenti da parte degli operatori: in pochissimi ad esempio sanno di pagare per il servizio “Chiamami” o simili, così come spesso non si conosce che ascoltare i messaggi in segreteria ha un costo. Molti consumatori sono indignati per gli importi addebitati per la chiamata necessaria a conoscere il credito residuo o per aver utilizzato il cellulare come hotspot: se al danno si aggiunge la beffa di pagare senza saperlo si capisce bene perché  l’indignazione diventa rabbia nei confronti di quegli stessi operatori che vantano negli spot la loro serietà nei confronti del cliente.”

Quali sono dunque le pratiche sotto esame? Fra i costi addebitati in maniera poco chiara, l’associazione mette i servizi “ChiamaOra”, “Ti ho cercato”, “Chiamami”, che avvisano l’utente nei casi in cui non è stato possibile contattarlo. “Il problema è che non tutti sanno che sono servizi a pagamento! – dice l’UNC – Nello specifico: Vodafone richiederebbe € 0,12 al giorno (ma solo quando utilizzato), Wind € 0,19 a settimana, Tre € 1,50 euro al mese e Tim € 1,90 al bimestre”. Altro caso segnalato è l’ascolto dei messaggi in segreteria, che ha un costo non comunicato in modo adeguato ai consumatori: “Tre, ad esempio, fa pagare € 0,20 a chiamata indipendentemente dalla durata della chiamata o dall’ascolto dei messaggi, mentre per Tim il costo per l’ascolto dei messaggi ricevuti varia a seconda del piano tariffario; più cara Vodafone, che per ogni chiamata alla segreteria telefonica per ascoltare i messaggi o per personalizzare le impostazioni richiede 1,50 euro al giorno (solo in caso di utilizzo)”. Un altro caso segnalato dai consumatori è il pagamento della chiamata per conoscere il credito residuo.

“Purtroppo siamo di fonte ad un imbarbarimento etico del mercato della telefonia: per questo motivo – dice Dona- abbiamo denunciato all’Authority Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb e abbiamo raccolto sul nostro sito www.consumatori.it tutti i costi nascosti in bolletta. E’ ora che i consumatori siano al corrente di quanto pagano e per cosa pagano, in maniera tale da poter fare scelte consapevoli.”

 

Notizia pubblicata il 04/05/2018 ore 16.04


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