Sviluppo sostenibile, “Rapporto AsVis”: l’Italia ha molta strada da fare
“Sostenibilità: da un anno a questa parte se ne sente ormai parlare tanto e ovunque sperando di arrivare a trovare soluzioni valide a cambiare il lo stile di vita di produzione dei beni fino ad oggi utilizzato e che rischia di mandare il nostro pianeta al collasso nel giro di poco tempo. Il 25 settembre del 2015, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, fissando 17 obiettivi generali (Sustenaible Development Goals-SDGs) che tutti i paesi del mondo dovranno raggiungere. Economia, ambiente, società, istituzioni: tutti sono coinvolti in questo necessario cambiamento. Anche l’Italia, naturalmente, è coinvolta in questo processo. Ma a che punto è il nostro Paese dopo 12 mesi dalla ratifica degli impegni presi?
La fotografia dello stato dell’arte è stata presentata questa mattina da AsVis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, che ha redatto il primo rapporto sulla situazione italiana rispetto ai 17 SDGs delle Nazioni Unite. Lo studio non lascia molto spazio all’immaginazione: l’Italia dimostra di essere ancora molto lontana dal percorso di sostenibilità delineato dall’Agenda 2030 e dagli impegni sottoscritti all’ONU un anno fa.
I dati rilevati lo confermano: oltre 4,5 milioni di poveri assoluti, un tasso di occupazione femminile inferiore al 50%, oltre 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano; con investimenti in ricerca e sviluppo di poco superiori all’1% del PIL, tassi di abbandono scolastico del 27,3% per i figli di genitori meno istruiti a fronte del 2,7% per i figli di genitori in possesso di laurea e un rapporto tra ricchi e poveri tra i più squilibrati dell’area OCSE; significative disuguaglianze di genere e un’inaccettabile violenza sulle donne (76 femminicidi dall’inizio dell’anno); tutte le specie ittiche a rischio, un degrado ambientale forte soprattutto in certe zone del Paese; il 36% di persone che vive in zone ad alto rischio sismico e un’alta mortalità a causa dell’inquinamento atmosferico nei centri urbani; con una transizione troppo lenta alle fonti rinnovabili rispetto agli accordi di Parigi.
“Eppure sappiamo di non avere alternative per garantire un futuro al Paese”, commenta il Portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Enrico Giovannini. “Non c’è tempo da perdere. Per questo è quanto mai urgente la definizione di una Strategia di Sviluppo Sostenibile che guidi le scelte di tutti gli operatori economici e sociali”, ha proseguito Giovannini, “e l’adozione di immediati provvedimenti da inserire nella prossima Legge di Bilancio”. “Per fare dello sviluppo sostenibile il punto di riferimento di tutti gli operatori economici e sociali tale principio va inserito nella Costituzione italiana”. Al contrario di altri paesi europei, nella Costituzione italiana non vi è alcun riferimento allo sviluppo sostenibile e solo di recente la legge n.221 del 28 dicembre 2015 ha cominciato ad introdurre l’argomento ma manca di fatto una vera e propria strategia.
Molte sono le proposte avanzate da AsVis: “trasformare il CIPE nel ‘Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile’, di coinvolgere la Conferenza Unificata per valutare le responsabilità delle Regioni e dei Comuni rispetto alle materie dell’Agenda 2030 e di creare un Comitato consultivo sull’Agenda 2030 e le politiche per lo sviluppo sostenibile, cui partecipino esperti nelle varie materie rilevanti e rappresentanti delle parti sociali e della società civile, come avviene in Francia e Germania”, cita Giovannini a titolo esemplificativo e aggiunge: “Proponiamo che il Governo predisponga annualmente un ‘Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Italia’ che valuti il percorso del nostro Paese verso gli Obiettivi dell’Agenda 2030, avvii una campagna informativa estesa e persistente nel tempo sui temi dello sviluppo sostenibile e un programma nazionale di educazione allo sviluppo sostenibile, finalizzato a formare le nuove generazioni. Infine, poiché a un anno dalla firma dell’Agenda 2030 il Paese non dispone ancora di una base dati con gli indicatori esistenti per l’Italia tra gli oltre 230 selezionati dalle Nazioni Unite, reiteriamo la richiesta all’Istat di realizzare quanto prima tale strumento e invitiamo il Governo ad assicurare che il Sistema statistico nazionale disponga delle risorse umane e strumentali per elaborare tutti gli indicatori definiti dalle Nazioni Unite, assicurarne la tempestività e il dettaglio, così da massimizzarne l’utilità per tutte le componenti della società.”