Dopo il caffè, arrva il pranzo in sospeso. Succede qua e là sul territorio e sembra proprio una buona pratica di solidarietà e comunità destinata ad ampliarsi: è l’iniziativa di andare a cena o a pranzo e di lasciare pagata una consumazione per chi si trova in una condizione di difficoltà. Un’iniziativa di questo tipo verrà presentata il 2 febbraio nello spazio sociale Casetta Rossa alla Garbatella di Roma. Il “pranzo in sospeso” è stato inoltre lanciato in altre realtà, come La Tela a Rescaldina nel milanese, in un locale sottratto alla criminalità organizzata. L’osteria sociale ha infatti aderito all’iniziativa lanciata dal Comune per creare una rete di solidarietà.

Un “pasto in sospeso” verrà ufficialmente lanciato a Roma il 2 febbraio dallo scrittore Erri De Luca e dallo chef Rubio, che cucineranno un pranzo per una ventina di migranti. L’idea è stata lanciata nello spazio sociale Casetta Rossa alla Garbatella, col sostegno della Fondazione Erri De Luca, ed è destinata ai migranti del Baobab Experience e a chi vive in condizione di povertà e disagio. Si potrà dunque pagare 5 euro – o donare attraverso bonifico bancario – per lasciare un pranzo agli indigenti.

Ma questa pratica, che evidentemente riprende il caffè sospeso napoletano – si entra in un bar, si gusta un caffè, se ne lascia uno pagato per l’avventore che verrà dopo – riguarda anche altre realtà territoriali. Una iniziativa di questo tipo è stata lanciata a Rescaldina, nel milanese, e hanno aderito finora cinque esercizi commerciali. Fra essi c’è l’osteria sociale La Tela (un bene sequestrato alla criminalità organizzata, affidato al Comune di Rescaldina e gestito dalla Cooperativa Arcadia insieme con altre associazioni del territorio) che ha fatto propria la proposta dell’amministrazione: qui sarà dunque possibile lasciare una quota per un pranzo o una cena che poi, attraverso i servizi sociali di Rescaldina, verrà destinata a chi ne ha bisogno. Per i clienti non c’è alcun obbligo: quando arrivano in cassa posso scegliere se lasciare un intero pasto o una quota “in sospeso”. Sarà poi il Comune a indicare chi sarà il beneficiario. Il contributo lasciato sarà convertito in buoni spendibili in quattro tipi di offerte: dal pranzo di lavoro, al panino con birra, alla cena alla carta, per un valore che spazia dai 10 ai 25 euro.

L’idea alla base non è però solo quella di lasciare pagato un pranzo per chi ha bisogno, ma creare una rete. Spiega l’assessore ai Servizi sociali Enrico Rudoni: «Abbiamo preso spunto della pratica partenopea del “caffè in sospeso” per dare vita ad un progetto di aiuto dove una comunità viene chiamata a prendersi carico, in modo solidaristico, di difficoltà sociali. Abbiamo contattato le realtà produttive del territorio, chiedendo loro la disponibilità di raccogliere le offerte volontarie dei cittadini. La somma raccolta viene quindi data ai Servizi sociali per essere erogata attraverso dei buoni spesa a nuclei familiari con particolare fragilità economica, in base alla scelta esclusiva e motivata delle assistenti sociali». Per ora hanno aderito cinque esercizi commerciali: due macellerie, due ristoranti e un negozio di abbigliamento. In un mese sono stati raccolti 200 euro, che verranno destinati per ora a una ventina di persone.


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