TopNews. Associazioni al Parlamento: la legge sul caporalato non si tocca
La legge sul caporalato non si tocca. Rappresenta “un atto di civiltà” e “una prima risposta alle tanti, troppe morti nei campi italiani. Da Paola Clemente a Soumayla Sacko, le vittime di questa schiavitù moderna chiedono rispetto e azioni concrete”. È quanto scrivono Terra! Onlus e Flai CGIL in una lettera aperta inviata al Parlamento. Nella lettera, sottoscritta da diverse realtà della società civile, si chiede di difendere la legge 199/2016 contro lo sfruttamento del lavoro e il caporalato. L’allarme scaturisce da recenti dichiarazioni del Governo. Il vicepremier Matteo Salvini ha detto che “la legge sul caporalato più che semplificare, complica”. E il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio ha detto che “va decisamente cambiata”.
Per le associazioni sono affermazioni da chiarire, perché il rischio è che “la responsabilità in solido delle aziende, introdotta dalle legge 199/2016, venga sacrificata sull’altare della sburocratizzazione del settore”. La lettera aperta, indirizzata a tutti i deputati e senatori, è statapromossa dall’Associazione Terra! Onlus e da Flai CGIL e sottoscritta da Uila-Uil Nazionale, Libera, Amnesty International, Emergency, Oxfam, Arci, Emmaus, Centro Astalli, A buon diritto, MEDU, ASGI, InMigrazione, Fondazione Benvenuti in Italia, Mani Tese, DaSud, No Cap, Terrelibere.org Zalab e personalità come Gian Carlo Caselli e Luigi Manconi.
“Riteniamo che la legge 199 vada considerata un caposaldo della nostra architettura normativa – si legge nella lettera – Con la presente siamo a chiederle un impegno affinché non venga indebolita in alcun modo, bensì implementata con altre norme che, estendendo le responsabilità a tutta la filiera produttiva, garantiscano piena trasparenza in ogni passaggio e mettano i consumatori in condizioni di giocare un ruolo attivo nello scoraggiare le aziende che non rientrano nella legalità”.
Le organizzazioni impegnate nella lotta allo sfruttamento in agricoltura ricordano che la legge sul caporalato “rappresenta una risposta a quell’Italia scossa dalla morte di Paola Clemente e Abdullah Muhamed, braccianti morti di fatica nelle campagne del Mezzogiorno”. La legge ha introdotto la responsabilità in solido delle aziende che impiegano caporali o approfittano delle condizioni di vulnerabilità dei lavoratori.
Nella lettera le associazioni chiedono “un impegno pubblico a difesa della legge 199/2016 e la disponibilità a collaborare con la rappresentanza sociale e la società civile per promuovere azioni e norme che vadano nella direzione di una rapida e completa applicazione della legge, soprattutto nella parte che prevede l’istituzione delle sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità (articolo 8 della legge) e di un “approccio di filiera” che possa prevedere misure come l’etichettatura narrante dei prodotti alimentari e un elenco pubblico dei fornitori, una riforma delle Organizzazioni dei Produttori e misure concrete per valorizzare il lavoro agricolo e sottrarlo allo sfruttamento”. Nei campi la precarietà del lavoro e gli squilibri di potere nella filiera portano a diffuse situazioni di lavoro grigio, caporalato, violenze e intimidazioni, senza contare le paghe da fame corrisposte a lavoratori sfruttati in condizioni di schiavismo, come accade per i lavoratori sikh nei campi dell’agro pontino.
“L’assassinio di Soumaila Sacko nelle campagne calabresi dà il segno di quanto sia pericolosa la vita dei lavoratori agricoli – ha detto Fabio Ciconte, direttore di Terra! – Uomini e donne continuano a vivere in condizioni inumane nei ghetti, senza servizi, senza diritti e sotto attacco di individui senza scrupoli. Le istituzioni non gettino benzina sul fuoco, prendano in mano la questione e lavorino per costruire un’alternativa sostenibile e rispettosa dei diritti umani”.
Notizia pubblicata il 29/06/2018 ore 16.22
