Traffico e smaltimento illecito di rifiuti. È questa l’accusa mossa a 5 funzionari e dipendenti del Centro Oli dell’Eni di Viggiano (Potenza) in Basilicata, dove viene trattato il petrolio estratto in Val d’Agri. Gli indagati sono stati posti agli arresti domiciliari e sarebbero stati eseguiti anche due decreti di sequestro nel Centro Oli. Interpellata, Eni non commenta e spiega che i legali del gruppo stanno analizzando la situazione e quando il quadro sarà completo saranno forniti commenti. Legambiente commenta: “Petrolio e rifiuti, filiera oscura e dannosa per il territorio”.
“L’efficace attività operativa del Noe ha permesso ancora una volta di fare chiarezza in una vicenda relativa all’attività organizzata per il traffico e lo smaltimento illegale dei rifiuti. A rendere più gravi questi arresti, il fatto che riguardano attività inerenti lo smaltimento delle acque provenienti dalle lavorazioni petrolifere, delineando uno scenario particolarmente preoccupante per la salute dei cittadini e la salubrità dell’ambiente e gettando ancora una volta l’ombra sulle attività dell’Eni in Val d’Agri, di Tecnoparco in Val Basento e di un sistema pubblico ormai chiaramente incapace di svolgere un autorevole servizio di controllo e monitoraggio ambientale. Quella del petrolio si conferma una filiera oscura e foriera di distorsioni che danneggiano pesantemente i territori”.
Così la presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni ha commentato gli arresti ricordando che si tratta dell’ultima delle 296 inchieste relative al primo delitto ambientale introdotto nel Codice penale nel 2001, che fino ad oggi ha prodotto 1.562 ordinanze di custodia cautelare, 7.173 persone denunciate, con il coinvolgimento di 866 aziende.
“Oggi l’illegalità ambientale può essere contrastata con maggiore facilità anche grazie alla legge sugli ecoreati in vigore dal maggio dello scorso anno – ha continuato Rossella Muroni -. Norma che abbiamo chiesto per oltre 20 anni e che già oggi, a pochi mesi dall’entrata in vigore, ha prodotto enormi risultati a totale beneficio di ambiente e cittadini. Ma non basta. Serve liberare i territori dalla schiavitù delle fonti fossili, ed è per questo che il referendum del 17 aprile potrà dare un enorme contributo alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo di un futuro pulito”.


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