La plastica in mare va fermata. E vanno adottate tutte le misure necessarie a far sì che mari e oceani siano ambienti vivi e sicuri, oceani di vita. Così oggi a Malta, nel corso della conferenza internazionale “Il nostro oceano”, l’Unione europea annuncia impegni a tutela del mare per 550 milioni di euro, mentre gli ambientalisti manifestano in difesa del mare. “L’inquinamento causato dalla plastica è un mostro che va fermato”, denunciano Greenpeace e Break Free From Plastic.

Alla conferenza internazionale il Movimento Break Free From Plastic (BFFP), di cui Greenpeace fa parte, ha installato un enorme drago che sputa plastica usa e getta con le bottiglie delle grandi aziende che, in quanto produttrici di beni di largo consumo, sono considerate responsabili dell’inquinamento marino derivante dalla plastica. Il Movimento chiede che “i principali responsabili di questo disastro, tra cui le aziende che producono beni di largo consumo come Nestlé, Unilever, Procter & Gamble, Coca-Cola e PepsiCo, smettano di produrre plastica monouso e che i politici adottino misure legislative efficaci contro l’usa e getta”.

La conferenza “Our Ocean 2017” riunisce rappresentanti dei governi, della società civile, del mondo scientifico, della finanza e dell’economia di tutto il mondo, per discutere della protezione degli oceani. Quest’anno il focus di discussione è incentrato sui rifiuti marini. Un problema enorme: ogni anno finiscono in mare fino a 12 milioni di tonnellate di plastica, in gran parte imballaggi e oggetti usa e getta, che spesso degradano e diventano microplastiche. E le microplastiche entrano nella catena alimentare. Il problema non sta diminuendo, tutt’altro: si prevede un aumento della produzione mentre la gestione dei rifiuti e il riciclaggio non riescono a stare al passo con questo incremento. “Sono anche le aziende a dover farsi carico del problema”, dice dunque Greenpeace, che chiede di iniziare a risolvere il problema dalla fonte, eliminando gradualmente la plastica monouso.

Break Free from Plastic e Greenpeace invitano poi a identificare i principali marchi responsabili dell’inquinamento da plastica. A settembre nelle Filippine ci sono state azioni di pulizia delle spiagge nelle quali è stato fatto un “brand audit”: sono stati identificati i marchi dei rifiuti recuperati. Analoga operazione si sta facendo anche in Europa e “i primi risultati – dice Greenpeace – suggeriscono che grandi aziende che producono beni di largo consumo quali Nestlé, Unilever, Procter & Gamble, Colgate-Palmolive, PepsiCo e Coca-Cola, sono tra i principali inquinatori”.

Sostiene Serena Maso, della campagna mare di Greenpeace Italia: “La nuova metodologia ideata per la verifica e identificazione dei marchi, testata in diversi Paesi, sta rivelando che i maggiori responsabili dell’inquinamento da plastica sono alcune tra le più grandi aziende del mondo, e sono chiaramente quelle che devono assumersi le responsabilità. La produzione e l’utilizzo quotidiano di quantità enormi di plastica monouso è devastante per i nostri oceani. L’unica soluzione è fermare la cattiva abitudine di utilizzare prodotti usa e getta, sviluppando modelli alternativi di fornitura dei prodotti e iniziare ad eliminare gradualmente la plastica usa e getta”.

Nel frattempo alla conferenza Our Ocean l’Unione europea si è impegnata a realizzare 36 azioni concrete in difesa della salute, della sicurezza e della pulizia del mare, con investimenti pari a oltre 550 milioni di euro e attività in tutto il mondo per affrontare i problemi degli oceani, l’inquinamento da plastica, la tutela della vita marina, l’impatto dei cambiamenti climatici e il tema della sicurezza in mare, come il contrasto alla pirateria.

La Ue ha annunciato una serie di impegni in materia di economia blu, sicurezza marittina, inquinamento marino, pesca sostenibile, cambiamento climatico e tutela dell’ambiente marino. Fra questi ci sono ad esempio, nell’ambito della lotta all’inquinamento marino, il lancio di WISE per il mare, un portale d’accesso alle informazioni sulle questioni europee in materia di acque finalizzato a promuovere una migliore governance degli oceani e una migliore gestione basata sugli ecosistemi. La piattaforma sarà ampliata e integrata ulteriormente negli anni a venire. Sono stati annunciati contributi per la prevenzione dell’inquinamento marino e per ridurre la dispersione di plastica nell’ambiente entro la fine del 2017. Fra l’altro entro la fine del 2017 la Commissione pubblicherà la Strategia sulla plastica nel Pacchetto sull’Economia Circolare.

 

@sabrybergamini

 

Notizia pubblicata il 05/10/2017 ore 17.26


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