La crema viso che usiamo tutti i giorni è un pericolo per l’ambiente: inquina il mare con la microplastica che contiene. Le associazioni ambientaliste chiedono di approvare subito la legge che vieta le microplastiche nei cosmetici. Di cosa stiamo parlando? C’è una lista di cosmetici – moltissimi, dai saponi ai gel, dai dentifrici alle creme – che contengono al proprio interno frammenti o sfere di plastica piccolissimi, di dimensione inferiore a 5 millimetri, usati come agente esfoliante o come additivo. Questi finiscono dritti nel mare perché nessun filtro li ferma. A fermarli, questo l’appello delle associazioni ambientaliste, devono essere le persone. Da qui la campagna #FaidaFiltro che chiede di approvare subito la legge che vieta le microplastiche nei cosmetici.

L’inquinamento da plastica in mare, e da microplastica in particolare, è fra le principali minacce ambientali. Le microplastiche sono particolarmente insidiose perché non vengono trattenute dai sistemi di depurazione  e quindi finiscono in acqua generando un inquinamento incalcolabile. Molti studi confermano che vengono ingerite dalla fauna e mettono così a rischio la catena alimentare, perché pesci e molluschi contaminati da plastica possono finire sulle tavole. Per questo Marevivo, Legambiente, Greenpeace, Lav, Lipu, MedSharks e WWF hanno lanciato l’appello #FaidaFiltro, per chiedere al presidente del Senato Pietro Grasso e a tutti i Senatori di approvare al più presto la proposta di legge per la messa al bando delle microplastiche nei cosmetici, già licenziata dalla Camera un anno fa. Le associazioni chiedono di seguire la strada già tracciata da molti altri paesi che si stanno adoperando per implementare normative adeguate contro questi inquinanti, tra cui gli Stati Uniti, che hanno proibito la produzione di cosmetici contenenti microplastiche da luglio 2017. All’appello sono arrivate le adesioni di personalità della ricerca scientifica, della cultura, dello  spettacolo e del mondo produttivo.

“Oggi il tema dei rifiuti in mare e sulle spiagge è una delle nuove emergenze a livello globale e la plastica è la maggiore componente – denunciano le associazioni ambientaliste promotrici dell’appello – Si stima che ogni anno finiscano nel mare e negli oceani 8 milioni di tonnellate di plastica e, secondo le Nazioni Unite, se non si interviene subito nel 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci. Quello che ci preoccupa è poi l’inquinamento invisibile e incalcolabile legato alle microplastiche. Le fonti sono diverse, comprese le migliaia di microparticelle di plastica contenuti nei prodotti per la cosmesi che ogni giorno arrivano in mare direttamente dagli scarichi. Una fonte questa, che si può eliminare da subito, mettendone al bando l’utilizzo”. Le microplastiche contenute nei cosmetici sono solo una parte dell’inquinamento da marine litter ma si tratta comunque di una sorgente stimata fra 2 mila e 9 mila tonnellate di particelle rilasciate ogni anno.                         

“Sono molti i Paesi che si stanno adoperando per implementare normative adeguate, tra cui gli Stati Uniti, che hanno proibito la produzione di cosmetici contenenti microplastiche da luglio 2017. In Europa, Francia e Regno Unito stanno andando nella stessa direzione – si legge ancora nell’appello – Alla luce di tutto questo non è più possibile rinviare l’approvazione della norma, sollecitata da Marevivo e Legambiente e nata da una proposta di legge di Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera, per la messa al bando delle microplastiche nei cosmetici approvato alla Camera il 25 ottobre 2016, e da un anno ancora in attesa di approvazione al Senato”.

Per l’occasione sono stati presentati i risultati preliminari di un’indagine sulla microplastica contenuta nei prodotti cosmetici in vendita in Italia realizzata dall’associazione MedSharks con il supporto tecnico del CNR ISMAC Biella, Università del Salento e Università degli Studi Roma Tre. L’indagine si è concentrata sul polietilene che, secondo l’Associazione europea dei produttori cosmetici Cosmetics Europe, rappresenta il 94% delle microplastiche contenute nei prodotti cosmetici. La ricerca è stata fatta su un campione casuale di 30 punti vendita (profumerie, farmacie, parafarmacie e supermercati) in otto regioni italiane, e ha riguardato 81 prodotti di 37 aziende cosmetiche che contengono polietilene. “La maggior parte (circa l’80%) è costituita da prodotti da risciacquo: esfolianti per corpo e viso, saponi struccanti e un prodotto antiforfora – informa una nota delle associazioni ambientaliste – Il polietilene è presente anche in creme per donna e per uomo. In metà di questi prodotti, il polietilene è inserito nelle prime quattro posizioni degli ingredienti, dopo l’acqua. Alcuni fra i prodotti con la maggior concentrazione di polietilene sono in vendita anche negli scaffali dei prodotti naturali ed esaltano una particolare attenzione per l’ambiente”. Lo studio fatto su un solo prodotto che aveva il polietilene come principale ingrediente dopo l’acqua ha stimato che in un flacone da 250 ml ci sarebbero circa 750.000 frammenti di polietilene, per un peso totale di 12 grammi.

 

Notizia pubblicata il 16/11/2017 ore 17.29


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