Legambiente lancia l’allarme: Italia hub degli sprechi di metano (Foto credit Legambiente)

In piena crisi climatica, l’Italia si conferma come uno degli epicentri degli sprechi di gas metano provenienti dagli impianti a fonti fossili, e resta ancora priva di normative stringenti e misure efficaci per monitorare, controllare e intervenire sulle perdite. Tuttavia, una possibilità di riscatto per il belpaese potrebbe arrivare con il rapido recepimento del nuovo regolamento europeo approvato lo scorso maggio. Questo è quanto denuncia Legambiente, che ieri ha presentato i dati della seconda edizione della campagna “C’è puzza di gas. Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”, realizzata con il supporto della Clean Air Task Force (CATF).

Il metano è un gas serra con un effetto fino a 86 volte più climalterante della CO₂. Nel 2023, il 37% delle emissioni globali di metano proveniva dal settore energetico. L’Italia, tra i paesi importatori, mostra una delle maggiori intensità di emissioni, con 8,5 Gg/Mtoe, pari a 8.500 tonnellate di metano per milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

Dati di monitoraggio preoccupanti

Secondo i dati raccolti da Legambiente e CATF, tra gennaio e maggio 2024, su 45 impianti a fonti fossili monitorati in Abruzzo, Lombardia e Piemonte, ben 34 (75,5%) presentavano emissioni di metano. Sono stati individuati 120 punti di emissione, di cui 35 casi di venting (rilascio diretto in atmosfera) e 85 perdite da componenti delle infrastrutture come bulloni, valvole e connettori. In Lombardia, emissioni significative sono state trovate in 14 impianti su 19, in Piemonte 12 su 15, e in Abruzzo 8 su 11.

Tra gli impianti più critici in Lombardia ci sono la Centrale di stoccaggio di Sergnano (CR) con 15 punti di emissione, quella di Settala (MI) con 5 punti e la Stazione di Valvola di Caviaga (LO) con 5 perdite. In Piemonte, l’impianto di regolazione e misura di Pernate (NO) ha registrato almeno 10 perdite e 2 venting, e l’impianto REMI nei pressi di Gravellona Toce (VB) 10 perdite. In Abruzzo, l‘impianto REMI di San Salvo (CH) ha riportato 13 perdite e 1 venting, mentre quello di Casalforzato (CH) 7 perdite e 1 venting.

 

Fonte: Legambiente

 

Proposte e dichiarazioni di Legambiente

Alla luce di questi dati, Legambiente lancia cinque proposte al governo italiano per un recepimento veloce e lungimirante del nuovo regolamento europeo: anticipare e migliorare le disposizioni del regolamento per garantire che i Paesi fornitori riducano le proprie emissioni di metano, stoppando la realizzazione di nuove infrastrutture fossili; dotarsi di un piano di riduzione delle emissioni, con un obiettivo di riduzione di almeno il 65% al 2030; trasparenza dei dati delle emissioni su tutti gli impianti a fonti fossili; censimento e piano di bonifica dei pozzi di idrocarburi abbandonati, per una loro chiusura definitiva e l’azzeramento delle emissioni; ed infine l’introduzione di sanzioni economiche per i trasgressori, con attenzione a pratiche inquinanti come venting e flaring.

“Da ottobre 2022 con “C’è puzza di gas” abbiamo portato alla luce numerose criticità rispetto allo stato di manutenzione delle infrastrutture fossili in Italia – ha dichiarato Stefano Ciafani, Presidente Nazionale di Legambiente – Il Regolamento europeo offre l’opportunità all’Italia di riscattarsi, se il Governo sarà capace di adottare politiche e normative stringenti per combattere questo nemico invisibile”.

Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente, ha aggiunto: “Ridurre notevolmente le emissioni di metano è possibile, come dimostra l’esempio della Norvegia. Serve una volontà politica forte e ambiziosa, nonché l’adozione di standard ambiziosi e frequenti programmi di rilevamento e riparazione delle perdite.”

La campagna “C’è puzza di gas” ha acceso i riflettori sulla dipendenza dell’Italia dai fossili e sul problema delle dispersioni di gas metano, cercando di sensibilizzare cittadini e decisori politici. La speranza è che il recepimento del nuovo regolamento europeo rappresenti un passo decisivo verso una maggiore sostenibilità e una riduzione significativa delle emissioni climalteranti.


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