Circular economy, Assoambiente: servono 10mld di euro per realizzare obiettivi Ue
Per raggiungere gli obiettivi di Circular economy posti dall’Unione europea servono investimenti per 10 miliardi di euro nei prossimi 15 anni a cui si deve accompagnare un aumento della raccolta differenziata fino all’80% e una riduzione del tasso di conferimento in discarica e un innalzamento al 25% della percentuale di valorizzazione energetica dei rifiuti. Il tutto a fronte di una produzione di rifiuti che in Italia arriva annualmente a 135 milioni di tonnellate speciali e circa 30 milioni di rifiuti urbani, di cui avviamo a riciclo, rispettivamente, il 65% (92 milioni di tonnellate) e il 47% (15 milioni di tonnellate).
Sono questi i numeri principali emersi dal Rapporto FISE Assoambiente “Per una Strategia Nazionale dei rifiuti”, presentato oggi. Per non perdere la sfida il primo passo è quello di definire su scala nazionale una “strategia per la gestione rifiuti” di lungo periodo che indirizzi tutto il sistema pubblico e gli operatori privati nella stessa direzione.
Sono quattro le direzioni sulle quali intervenire:
- limitare l’import/export dei rifiuti da e per l’Italia, che movimenta ogni anno 9,5 mln di tonnellate (circa 6 in entrata e 3,5 in uscita): una diseconomia che, per carenza di impianti, produce una perdita di potenziale di materia ed energia;
- dotarsi di un sistema impiantistico adeguato al proprio fabbisogno, pianificando la realizzazione nei prossimi 16 anni di: oltre 20 impianti per le principali filiere del riciclo, 22 impianti di digestione anaerobica per il riciclo della frazione umida, 24 impianti di termovalorizzazione, 53 impianti di discarica per gestire i flussi dei rifiuti urbani e speciali;
- bloccare il “turismo dei rifiuti” all’interno dei confini nazionali, con particolare riferimento agli urbani, movimentati da una Regione all’altra per carenza della necessaria impiantistica di smaltimento (soprattutto al Sud);
- riconsiderare la gestione delle discariche, facendo riferimento solo a impianti moderni e sostenibili cui destinare esclusivamente le frazioni residuali opportunamente trattate. Oggi la capacità residua ha un’autonomia limitata: tra circa 2 anni sarà esaurita la capienza delle discariche del Nord del Paese, tra meno di un anno stesso destino toccherà al Centro, mentre diverse aree del Sud sono già oggi in emergenza.
“Fare economia circolare significa disporre degli impianti di gestione dei rifiuti con capacità e dimensioni adeguate alla domanda”, commenta il presidente di Assoambiente Chicco Testa. “Servono impianti di recupero (di materia e di energia) capaci non solo di sostenere il flusso crescente in particolare delle raccolte differenziate di rifiuti, ma anche di sopportare fasi di crisi dei mercati esteri; servono anche impianti di smaltimento finale (discariche), capaci di gestire i rifiuti residuali quali gli scarti generati dal processo di riciclo e quelli che non possono essere avviati a recupero o a trattamenti.