Ambientalisti: no alla riapertura della caccia ai lupi
No al piano lupo, no al rischio che l’Italia torni indietro di oltre quarant’anni e riapra la caccia al lupo. Le associazioni ambientaliste si stanno mobilitando contro il “Piano lupo” che domani approderà in Conferenza Stato Regioni, che prevede la possibilità per le Regioni dei derogare alla tutela della specie e di attuare abbattimenti legali dei lupi. Denuncia il WWF: il piano lupo del Ministero dell’Ambiente è inefficace per allevatori e pastori e dannoso per il lupo.
Il WWF ha lanciato un “ultimo appello” ai presidenti delle Regioni e agli Assessori all’Ambiente “perché, per convenienza politica, non sia avallata una decisione che riporterebbe indietro il Paese di 40 anni sulla tutela del lupo in Italia”. La Conferenza Stato Regioni di domani si appresta infatti ad approvare l’ultima versione del Piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia proposto dal ministero dell’Ambiente che prevede la possibilità da parte delle Regioni di applicare la deroga alla tutela della specie, attuando abbattimenti legali. Questa azione, spiega il WWF, è “non solo inutile ma dannosa” perché “può persino peggiorare il problema dei danni alla zootecnia con il rischio di legittimare il diffuso bracconaggio sulla specie. La bibliografia scientifica dimostra, infatti, come gli abbattimenti legali non servano né a ridurre i danni né a ridurre i conflitti”.
Per il WWF “l’ipotesi di introdurre gli abbattimenti legali, sostenuta in particolare da alcune Regioni (Abruzzo,Toscana,Veneto, Basilicata, Calabria, Valle d’Aosta), è un’autentica operazione di “distrazione di massa”: rispondendo alle istanze delle parti più retrograde degli operatori del settore, indica una soluzione che non solo è estremamente pericolosa per una specie che viene già colpita duramente ogni anno da bracconaggio e uccisioni accidentali, ma è del tutto inefficace e improduttiva per gli allevatori e per i pastori. Al contrario gli studi dimostrano che le tecniche di prevenzione dei danni (recinzioni elettrificate e cani da guardia) si sono dimostrate la soluzione più efficace per garantire la convivenza della zootecnia con la presenza del lupo”. La Conferenza Stato-Regioni, prosegue l’associazione ambientalista, è ancora in tempo per cancellare dal Piano la possibilità dell’abbattimento legale del lupo, rafforzando invece le altre azioni previste dal Piano: per la prevenzione dei danni, il monitoraggio della specie, le attività di informazione e formazione degli allevatori.
Contro il piano si sono mobilitate congiuntamente Lega nazionale per la difesa del cane insieme a Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, che denunciano: “Dopo 46 anni di protezione assoluta, che hanno consentito di allontanare lo spettro dell’estinzione, ora il nostro Paese vuole invertire la rotta consentendo di uccidere i lupi”. E fanno appello al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni perché non si torni al far west. “Si tratta di una prospettiva gravissima, tecnicamente inefficace ed eticamente inaccettabile – dichiarano le associazioni – che rischia di far ricordare il Presidente del Consiglio Gentiloni come colui che, dopo 46 anni, ha riaperto la caccia ai lupi. Istituire la caccia al lupo è contro qualsiasi logica ed etica ambientale e rischia di rimettere in discussione lo stato di conservazione del lupo in Italia, anche attraverso un indiretto ma probabilissimo incentivo agli atti di bracconaggio contro la specie. Il Presidente Gentiloni è chiamato dunque ad una riflessione in considerazione dell’alto incarico istituzionale che ricopre e della sua stessa esperienza in campo ambientalista”.
Le associazioni sottolineano che l’abbattimento dei lupi non va consentito perché non ci sono dati precisi sulla popolazione di lupi in Italia e perché il loro stato di conservazione potrebbe essere compromesso, perché non diminuirebbe i comportamenti predatori ma potrebbe aggravarli, e perché potrebbe portare a tollerare atti di bracconaggio. La riapertura della caccia al lupo, proseguono, renderebbe vani i contenuti positivi del piano. “Il nuovo piano – concludono le associazioni – proprio perché concepito allo scopo di migliorare la convivenza tra gli interessi umani e le popolazioni di lupo, non può dunque prevedere il consueto, inefficace, antiquato ricorso al metodo venatorio, ancor di più perché eticamente inaccettabile. Per questo motivo chiediamo ai Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, che martedì saranno chiamati a votare il piano nella conferenza Stato Regioni, di pretendere l’eliminazione del paragrafo che intende consentire l’uccisione dei lupi. Diversamente, per il nostro Paese, riconosciuto all’avanguardia a livello internazionale nella conservazione del lupo con una legge che vieta gli abbattimenti dal 1971, sarebbe un grave errore e un clamoroso ritorno al passato.”