Si apre oggi a Torino l’edizione 2012 del Salone del Gusto e Terra Madre. La novità di quest’anno è che i due eventi di Slow Food saranno organizzati in contemporanea. 80.000 mq allestiti e 1.000 espositori in arrivo da 100 Paesi, Salone del Gusto e Terra Madre hanno ridotto, quest’anno, del 65% (rispetto al 2006) l’impatto ambientale dell’intero evento: ogni singola scelta strutturale e logistica è stata valutata in base a quanto e a come incide sull’equilibrio ambientale complessivo. Per raggiungere questi risultati, non è stato sufficiente contenere l’impatto sull’ambiente, ma nuovi processi sono stati attivati riducendo a monte i rifiuti non riciclabili e limitando al massimo le emissioni di CO2.“Questa è un’occasione importante per riflettere su quanto c’è da fare a livello internazionale perché dobbiamo recuperare un atteggiamento diverso verso l’agricoltura e verso gli agricoltori che si sappia basare su una diversa valenza culturale e non solo economica” ha detto il Ministro Mario Catania intervendo all”inaugurazione del Salone.
E’ proprio al Salone del Gusto che Coldiretti ha presentato un’analisi sul consumo di pasta annunciando che è in arrivo sul mercato una pasta ottenuta al 100 per cento dal grano italiano per iniziativa del progetto Filiera Agricola Italiana (FAI) della Coldiretti.
La pasta è il piatto della crisi con le esportazioni che crescono del 7 per cento in valore e faranno registrare a fine anno addirittura il record storico di circa 2,1 miliardi, mentre salgono anche i consumi interni che aumentano in quantità del 4 per cento nei primi nove mesi dell’anno, in netta controtendenza rispetto all’andamento generale degli alimentari che si riducono invece del 3 per cento.
La pasta – sottolinea la Coldiretti – è presente tutti i giorni sulle tavole di dieci milioni di italiani che ne consumano circa 1,5 milioni di tonnellate all’anno per un controvalore di 2,8 miliardi di euro ed è tornata a essere nel pieno della crisi un prodotto di punta nell’alimentazione con gli italiani che sono i maggiori consumatori mondiali con circa 26 chili per persona nell’ultimo anno, una quantità che è stata tre volte superiore a quello di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quello di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quello di un giapponese. Nel podio dei mangiatori di pasta salgono – precisa Coldiretti – l’Italia con i 26 chili all’anno a testa, il Venezuela con 13 chili all’anno a testa e la Tunisia con 12 chili all’anno a testa. In Italia sono consumati oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un controvalore di 2,8 miliardi di euro. L’Italia è leader anche nella produzione con 3,2 milioni di tonnellate superiore a quella degli Stati Uniti (2 milioni di tonnellate), del Brasile (1,3 milione di tonnellate) e della Russia (858 mila tonnellate). In altre parole è un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo è fatto in Italia.
Nel corso del 2012 sono aumentate del 7 per cento le esportazioni in valore di pasta italiana nel mondo ma in Cina – continua la Coldiretti – le vendite sono piu’ che raddoppiate (+110 per cento) anche se i consumatori più appassionati di pasta italiana sono i tedeschi, seguiti nell’ordine dai francesi, dagli inglesi, dagli statunitensi e dai giapponesi.
Sullo stesso ‘palcoscenico’ è stato anche presentato  “Assieme”, un olio extravergine d’oliva tutto italiano, dal campo agli scaffali del supermercato. Un olio non solo di alta qualità per i consumatori, frutto di olive 100% italiane, ma un prodotto che guarda all’etica e  che garantisce per la prima volta una più equa ripartizione del valore aggiunto tra i diversi soggetti della filiera. “Assieme” nasce dalla collaborazione tra Cia, Cno, Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentari e Coop.
Una scelta -è stato detto- che ha un doppio vantaggio, per i consumatori e per gli agricoltori italiani. Da una parte, infatti, le famiglie avranno la garanzia della completa tracciabilità dell’olio a partire dalla pianta, con una trasparenza totale che riguarda sia i parametri qualitativi del prodotto sia l’equità del prezzo pagato. Dall’altra, tutti i protagonisti avranno la certezza della condivisione del valore economico creato, senza squilibrio alcuno. L’accordo, infatti, ha un obiettivo “etico”: il costo delle bottiglie che andranno nei canali di vendita sarà il risultato di un processo fondato sul dialogo e sulla responsabilità reciproca, un prezzo congruo a sostenere le imprese coinvolte, in grado cioè di coprire le spese di produzione e quindi di generare un reddito tale da consentire di remunerare gli agricoltori in maniera adeguata. In un momento di crisi e di disoccupazione elevata come quello attuale, vuol dire salvaguardare i posti di lavoro, soprattutto al Sud, visto che circa l’80% dell’olio si produce proprio in Puglia, Calabria e Sicilia.


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