Altroconsumo ha fatto analizzare in laboratorio alcuni campioni di alimenti a base di cereali, come pasta e pane, per ricercare sia le micotossine per le quali esistono limiti di legge, sia quelle non ancora regolamentate. Le analisi hanno dimostrato che la presenza di queste sostanze nel cibo che acquistiamo è sottostimata. Per alcune micotossine che non hanno ancora un limite di legge, infatti, il rischio di superare la quantità giornaliera massima accettabile consumando alcuni dei cibi analizzati è un’eventualità concreta.
Le micotossine – spiega l’Associazione – sono presenti in molti alimenti, soprattutto cereali, frutta secca, legumi, spezie, cacao, caffè, latte. Il loro impatto sulla salute dipende dalla quantità (in generale non provocano effetti negativi immediati, ma sul lungo periodo) e dal tipo di tossina. Le più pericolose sono le alfatossine e tra queste la B1 contenuta principalmente nel latte, considerata cancerogena per il fegato. Altre provocano disturbi gastrointestinali o hanno tossicità neurologica, renale, sul sistema immunitario e riproduttivo. Le micotossine sono prodotte da alcune muffe che si sviluppano in campo su alcune piante, sia a causa di determinate condizioni climatiche, sia in seguito a stress cui sono sottoposte, come l’attacco di insetti e volatili. Sono quindi tossine naturali. Gli alimenti più esposti sono i cereali, come mais, frumento, orzo, segale e avena, ma anche spezie, frutta secca e caffè. Alcune micotossine, tra quelle più pericolose, possono entrare nella catena alimentare anche attraverso la carne suina, di pollo, uova, formaggio e latte.
Secondo Altroconsumo “eliminare completamente questi contaminanti naturali è impossibile. Ma si può cercare di contenere l’esposizione della popolazione entro dosi tollerabili. Come? Prima di tutto obbligando il settore agricolo a migliorare le pratiche in campo e lo stoccaggio degli alimenti. In seguito, praticando numerosi controlli su tutta la filiera”.


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