Cibo low cost invade l’Europa, Coldiretti: ecco i rischi
Con un aumento record del 9% nell’ultimo anno ci sono oltre 6 famiglie italiane su 10 (62,3%) che hanno tagliato quantità e qualità degli alimenti privilegiando nell’acquisto prodotti offerti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri, che rischiano di avere un impatto sulla salute. Sono alcuni dati dell’Istat ripresi da Coldiretti durante la presentazione del primo Dossier sui prodotti alimentari a basso costo “I rischi dei cibi low cost” dai quali l’Europa ci deve difendere.
L’iniziativa, organizzata oggi a Bruxelles nella Place de Brouckère presso l’Hotel Metropole in occasione del Forum internazionale “Più Europa, più politica agricola”, sottolinea l’importanza di valorizzare l’agricoltura europea per garantire la sicurezza ambientale e alimentare dei cittadini, in vista della riforma della Politica Agricola Comune (Pac) con la partecipazione dei presidenti delle principali organizzazioni agricole europee, Fnsea (Francia), Dbv (Germania), IFA (Irlanda) e NFU (Regno Unito) insieme al Presidente del Consiglio agricoltura e pesca, Consiglio dell’Unione europea Simon Coveney, al Presidente della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Parlamento europeo Paolo De Castro e al presidente della Coldiretti Sergio Marini.
Di fronte ad una escalation di truffe ed inganni sul cibo favorita dalla crisi, è importante investire sull’agricoltura europea anche per assicurare cibo in quantità e qualita’ adeguata alle esigenze dei cittadini. L’obiettivo del Dossier “I rischi del cibo low cost” è quello far conoscere quali sono i trucchi che consentono di produrre cibo a prezzi stracciati ma soprattutto quali rischi si corrono e come difendersi nell’acquisto delle diverse tipologie di alimenti che finiscono nel piatto, con la mappa dei pericoli nel piatto e numerosi esempi concreti di prodotti che saranno esposti e illustrati per l’occasione con il supporto di esperti.
Vediamo un po’ di dati: nel 2013 sono aumentati del 26% gli allarmi alimentari in Italia dove quello del cibo low cost è l’unico settore a registrare un aumento delle vendite per effetto della crisi: nel primo trimestre dell’anno un balzo record nel numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo stesso periodo di 5 anni fa, prima dell’inizio della crisi. “Nel primo trimestre del 2013 le vendite sono aumentate solo nei discount alimentari che – precisa la Coldiretti – hanno fatto segnare un incremento del 2% mentre sono risultate in calo tutte le altre forme distributive fisse al dettaglio. Una tendenza frutto del cambiamento dei consumi delle famiglie italiane che per gli alimentari e bevande nel 2012 sono scesi a 117 miliardi, con un calo del 6,3% dal 2008. Una storica inversione di tendenza provocata – precisa la Coldiretti – dall’aumento degli acquisti di “cibo low cost” con oltre sei famiglie italiane su dieci (62,3%) che hanno tagliato quantità e qualità degli alimenti privilegiando nell’acquisto prodotti offerti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri, che rischiano di avere un impatto sulla salute. “Dietro questi prodotti spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi” ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “verificare sempre gli ingredienti e la provenienza in etichetta, preferire l’acquisto di prodotti freschi o comunque poco elaborati e che non devono aver subito lunghi trasporti, diffidare dei prodotti che costano troppo poco come certi extravergini che non coprono neanche il costo della raccolta, sono alcuni dei consigli da seguire”.
L’80% degli allarmi alimentari è stato provocato da prodotti a basso costo provenienti da Paesi fuori dall’Unione Europea. E’ quanto emerge dal primo dossier sui “Rischi dei cibi low cost” presentato dalla Coldiretti a Bruxelles dal quale si evidenzia che nel 2012, in base al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, a salire sul podio sono stati nell’ordine la Cina, l’India e la Turchia. Nazioni dalle quali provengono ingredienti e alimenti che possono essere offerti a basso prezzo anche per le diverse regole sanitarie e ambientali in vigore, oltre che per lo sfruttamento della manodopera.