Diminuzione del consumo e aumento della raccolta differenziata e del riciclo dei rifiuti fanno fare passi avanti verso modelli sostenibili di produzione e consumo. In Italia aumenta l’attenzione all’economia circolare . “Si affermano modelli di produzione e consumo più responsabili, ma occorre favorire condizioni di sostenibilità economica per le aziende che riducono l’impatto ambientale e sensibilizzare i cittadini sulla riduzione degli sprechi”: così l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) illustra la situazione dell’Italia in relazione agli impegni dell’Agenda 2030 in tema di consumo e produzione responsabili.

In Italia la produzione di rifiuti urbani ammonta a 30 milioni di tonnellate all’anno, con un riciclo del 45% a fronte di un obiettivo di legge del 65%. Nei target sottoscritti dall’Italia ci sono impegni al 2030 quali la gestione sostenibile e l’uso efficiente delle risorse naturali; il dimezzamento dello spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e la riduzione delle le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto; la riduzione della produzione di rifiuti; l’incoraggiamento alle imprese, soprattutto le aziende di grandi dimensioni e transnazionali, ad adottare pratiche sostenibili e integrare le informazioni sulla sostenibilità nelle loro relazioni periodiche. Il nostro Paese si è inoltre impegnato a ottenere, entro il 2020, “la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti in tutto il loro ciclo di vita, in accordo con i quadri internazionali concordati, e ridurre significativamente il loro rilascio in aria, acqua e suolo, al fine di minimizzare i loro effetti negativi sulla salute umana e l’ambiente”.

L’attenzione all’economia circolare e a buone pratiche innovative è aumentata, spiega Asvis: “Nel corso dell’ultimo anno è cresciuta nella società e nell’imprenditoria italiana la consapevolezza che solo un’innovazione che guardi simultaneamente alla dimensione tecnologica, all’aumento di produttività e alla riduzione del consumo di risorse naturali sia in grado di rimettere in moto uno sviluppo economico di dimensioni adeguate. Il mondo produttivo, infatti, sta finalmente comprendendo l’importanza del passaggio all’economia circolare, che riduce i costi di produzione, assicura la sostenibilità dei processi produttivi e favorisce lo sviluppo di nuovi prodotti, maggiormente in linea con la sensibilità ambientale delle nuove generazioni”.

Quali azioni sono state intraprese? Sul fronte dell’economia circolare, a luglio 2017 il Ministero dell’Ambiente ha aperto una consultazione pubblica sul Documento di inquadramento e posizionamento strategico Verso un modello di economia circolare per l’Italia. Un passo importante è stato l’approvazione della Legge 19 agosto 2016, n. 166 “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”, che apre la strada al riutilizzo di tali beni, mentre con la pubblicazione del “Codice degli appalti” sono diventati obbligatori gli acquisti verdi da parte della pubblica amministrazione. È entrato poi in vigore il D.Lgs.30 dicembre 2016 n. 254 relativo alla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario. Il Decreto, spiega l’Asvis, prevede che la dichiarazione non finanziaria debba riguardare i temi ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione attiva e passiva, che sono ritenuti rilevanti tenuto conto delle attività e delle caratteristiche dell’impresa.

Bisogna comunque andare avanti e fare di più. Per l’Asvis occorrerebbe incentivare l’uso efficiente delle risorse esistenti, favorire condizioni di sostenibilità economica per le aziende che decidano di ripensare i prodotti riducendo l’impatto ambientale sin dalla fase del design per gestirne il ciclo di vita e agire ancora sul versante dei consumatori. Come? Attraverso “campagne mediatiche e di formazione destinate a tutti i cittadini e consumatori, per favorire pratiche di consumo responsabile (che privilegino le imprese che si impegnano in un reale percorso di sostenibilità non solo ambientale ma anche sociale), con l’obiettivo dell’eliminazione sistematica degli sprechi e la diffusione della cultura del riuso, anche in funzione della solidarietà sociale”.

 

Notizia pubblicata il 17/10/2017 ore 09.35


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