In Italia quasi un quarto degli adolescenti di origine straniera ha subito episodi di razzismo. È quanto emerge da una recente indagine commissionata dall’Unicef, che in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali di domani lancia la campagna “Io come Tu”, volta a ribadire il diritto alla non discriminazione di bambini e adolescenti di origine straniera che vivono, studiano e crescono in Italia.
L’Unicef Italia fa riferimento a una recente indagine che ha coinvolto 518 adolescenti, di cui 118 di origine straniera: dalla ricerca è emerso che il 22.2%  del campione degli adolescenti di origine straniera ha subito in prima persona manifestazioni di razzismo; per entrambi i campioni di adolescenti, il razzismo non è espresso solamente attraverso manifestazioni violente, ma in primis tramite rifiuto o emarginazione (44.4% dei ragazzi di origine straniera e 43% degli italiani).
L’indagine rappresenta anche uno spunto di riflessione utile in vista di una riforma della legge sulla cittadinanza. I dati a disposizione dell’Unicef dicono che 7 adolescenti su 10, sia italiani che di origine straniera, non sono a conoscenza delle attuali procedure per l’acquisizione della cittadinanza italiana, percentuale che non sale se la domanda viene posta agli adulti, fra i quali solo il 36.8% afferma di conoscere la legge. Allo stesso tempo, il 67% degli adolescenti italiani e la totalità di quelli di origine straniera (91.7%) sarebbero d’accordo nel concederla per diritto a chiunque nasca in Italia, e percentuali molto elevate si registrano anche per il target adulto (76.9%).
Attraverso il lancio della campagna, dunque, l’Unicef sollecita la riforma della legge sulla cittadinanza. Attualmente infatti il minorenne che nasce in Italia da genitori residenti ma non cittadini diviene titolare di permesso di soggiorno temporaneo (che deve essere rinnovato dai familiari fino alla maggiore età) al compimento del diciottesimo anno, poi ha un anno di tempo per fare richiesta della cittadinanza italiana, dimostrando di aver vissuto con continuità sul territorio dello Stato. Come evidenzia l’Unicef e come da più parti viene ormai richiesto, si tratta di una normativa ormai inadeguata, in un paese in cui il numero di minorenni residenti di origine straniera sfiora il milione e in cui sono 650.000 i bambini nati in Italia da genitori non cittadini.


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